Opera Magazine
06/03/2020
Il 6 marzo del 1475 nasceva Michelangelo Buonarroti
545 anni fa, nel Casentino, nasceva il genio tormentato e incompreso.
"Ricordo come ogi questo dì 6 di marzo 1474, mi nacque un fanciulo mastio: posigli nome Michelagnolo, et nacque in lunedì mattina, inanzi di 4 o 5 ore..."
Con queste parole Ludovico di Leonardo di Buonarroti Simoni annota la nascita del secondogenito, avvenuta nella località di Caprese, nel Casentino. Il lieto evento viene registrato secondo il calendario fiorentino, che fissava il passo al nuovo anno il 25 marzo, ma che secondo il calendario attuale dovremo far risalire al 1475.
Nato da famiglia povera ma di origini patrizie, tra gli antenati di Michelangelo non compaiono né pittori né scultori e pertanto viene da chiedersi il perché il giovane Buonarroti si sia avviato alla carriera artistica e non ecclesiastica. Le scarse notizie biografiche sul genio, non ci danno risposte certe ma senza dubbio la precaria condizione economica della famiglia, oltre all'innato talento, pare abbia influito su questa decisione.
Quello che sappiamo è che fu proprio il padre ad avviare Michelangelo alla bottega di Domenico e Davide Ghirlandaio per un periodo di formazione di tre anni nella prolifica bottega fiorentina. Già a dodici anni è attivo come apprendista e, nel periodo trascorso al fianco dei Ghirlandaio, Michelangelo acquisisce i primi rudimenti nell'arte della pittura imparando la tecnica dell'affresco nel cantiere della Cappella Tornabuoni in Santa Maria Novella.
L'allontanamento dalla Bottega e il momentaneo distacco dall'arte della pittura, pare sia dovuto a Francesco Granacci che lo avrebbe avviato all'arte della scultura nel vicino Giardino mediceo di San Marco, vero e proprio centro di alta formazione sostenuto da Lorenzo il Magnifico e organizzato da Bertoldo di Giovanni, allievo e aiutante di Donatello. Sarà qui che entrerà a far parte dell'ambiente mediceo e conoscerà i suoi principali committenti.
La vita e l'attività di Michelangelo si spostano, con la caduta dei Medici, per un periodo prima a Venezia dove viene accolto e protetto da Giovan Francesco Aldovrandini, e poi a Roma. Ma sarà nel 1543 che l'artista abbandonerà definitivamente la città Firenze dove non tornerà mai più malgrado gli accattivanti richiami del Duca Cosimo I. Le ragioni della partenza sono collegate a due importanti progetti che lo portarono a trasferirsi a Roma: il completamento della tomba di Giulio II e il grande affresco del Giudizio Universale nella parete dell'altare della Cappella Sistina. L'ultimo trentennio di vita dell'artista è invece caratterizzato dal progressivo abbandono prima della pittura e poi della scultura in favore di una serie di importanti progetti di architettura e urbanistica che segnarono la rottura con la tradizione classica.
Giunto alla vecchiaia Michelangelo è ormai entrato nella leggenda, condizione mai vissuta prima da nessun altro artista in vita. Il mito del genio tormentato e incompreso, capace di dar vita a titaniche imprese, si forgia ben prima della sua morte. Tuttavia quelli della vecchiaia sono anni di tribolazione interiore e di travagliata riflessione sulla fede, sulla morte e sulla salvezza. Il sentimento che affiora nella ultime opere è quello di profondo e sofferto isolamento davanti al momento decisivo dell'incontro con Dio.
E dell'ultimo periodo della sua vita fa parte il gruppo scultoreo della Pietà Bandini, che potete contemplare nel nostro Museo, opera nella quale si può comprendere a pieno i momenti di sofferenza e irrequietezza interiore del genio.