C’è un astro d’oro che brilla, fisso, nel punto più alto del centro di Firenze: è la celebre Palla dorata del Verrocchio, posta sulla sommità della lanterna della cupola di Brunelleschi, a 115 metri d’altezza. Si tratta di un globo crucigero (questa la definizione corretta) di quasi due tonnellate di rame dorato, con diametro di circa due metri e mezzo, che fu disegnato da Andrea Verrocchio e dalla sua bottega nel 1468 e messo in opera nel 1471. La palla costituisce la conclusione storica, visiva e concettuale del cantiere di Santa Maria del Fiore, in un certo senso ne è la corona, il diadema posto a compimento dell’opera titanica di quel cantiere. Come si vede nel modello ligneo della lanterna predisposto da Brunelleschi e in altre testimonianze visive che ne precedettero la realizzazione (come il ritratto di Dante di Domenico di Michelino), una palla crociata a culmine della lanterna era prevista fin dal principio del cantiere della cupola. L’idea di questo segno importante, che avrebbe illuminato il cielo della città per secoli, venne dal più piccolo e più antico globo crucigero che corona la lanterna del Battistero, l'edificio che fu il modello in scala ridotta di tutta la volta brunelleschiana, il suo antenato nella funzione di centro religioso e civico di Firenze. La sfera sormontata dalla croce greca è un’opera bellissima nella sua apparente semplicità di forme, sia in sé stessa che nel rapporto che instaura con tutto il tessuto urbano e costituisce per l’epoca un vero prodigio di ingegneria e tecnica: è stata progettata come un oggetto cavo, costituito da più fogli di rame saldati insieme e dorati. Andrea del Verrocchio era d’altronde il più abile esperto di metallurgia del suo tempo e la sua bottega era una delle più importanti della Firenze (e dell’Italia) del secondo Quattrocento. Qui, mentre Verrocchio dava vita alla sua creazione, ad apprendere l’arte c’erano una schiera di giovani geniali artisti, tra i quali un giovanissimo Leonardo da Vinci. Leonardo partecipò all’impresa di issare la grande sfera cava sul “bottone” sulla cima del cono della lanterna e colse l’occasione per studiare le strabilianti macchine da costruzione lasciate in cantiere da Brunelleschi e di cui ancora Verrocchio fece uso. Nel 1471 la palla scintillò nel cielo “con grandissima festa e piacere de’ popoli”, come riporta il Vasari e come ricordano altre fonti coeve. Purtroppo però, né Verrocchio né i suoi coetanei potevano sapere che quella grande massa di rame, a quella altitudine, sarebbe stata una straordinaria calamita di fulmini. Altrove abbiamo raccontato la storia delle folgori che colpirono la palla e la lanterna: gravi danni li causò la saetta caduta nel 1492, che fu interpretata come una premonizione della morte del Magnifico; e quella che il cielo scaricò nella notte del 27 gennaio del 1601 non solo causò gravi danni alla lanterna, ma fece anche cadere la “palla”. La sua ricostruzione avvenne con grande spesa ma anche con notevole rapidità e nel 1602 la palla era di nuovo sulla sua vetta… con alcune modifiche, però (come pochi sanno): il Buontalenti, che sovrintese al restauro, suggerì infatti che essa fosse ricostruita un po’ più grande e che fosse dotata nella parte superiore di quella finestrella che ancora oggi agevola il percorso degli operai manutentori verso la croce. Nei secoli successivi molti altri globi crucigeri fioriranno sul culmine delle chiese e delle cappelle di Firenze, ma nessuna supera per altezza e dimensioni quella di Santa Maria del Fiore. In essa convergono le linee dei costoloni bianchi della grande cupola, che sembrano innalzarla come un trofeo. La palla è l’ombelico della vita religiosa di Firenze, in eterno dialogo con il leone sulla torre di Palazzo Vecchio: quello è il simbolo del potere del governo, questa il segno della Firenze cristiana che riconosce la supremazia di Dio (rappresentato dalla croce) sul mondo e sui poteri terreni (la sfera).