Il Battistero di San Giovanni, l’edificio monumentale più antico (XI-XII sec.), bello, amato e rappresentativo dell’identità religiosa e civica di Firenze, dopo l’intervento di pulitura dei suoi marmi esterni e della copertura (2015), vede oggi completata la prima parte dei lavori di restauro delle sue pareti interne: lunedì 25 gennaio del 2021 è cominciato lo smantellamento dei ponteggi del cantiere appena completato su quattro dei suoi otto lati interni ed è stato avviato il montaggio per i quattro restanti. È solo l’inizio di un lavoro più grande, come spiegato dall’arch. Samuele Caciagli, responsabile dell'Area Tecnica dell’Opera di Santa Maria del Fiore: “è stato avviato un grande cantiere di restauro dei paramenti interni, che sono costituiti da oltre 1100 mq di superfici marmoree, 200 mq di decorazioni a mosaico, oltre 100 mq di dorature, trattate in relazione ai diversi gradi di complessità anche mediante l'applicazione di metodologie di restauro specificatamente studiate”. Completate le otto pareti dovranno poi essere oggetto di un intervento di restauro successivo i 1039 mq di mosaici della Cupola; realizzati nel XIII secolo da artisti veneziani e toscani: la culla dell’arte fiorentina. Ad oggi, quindi, il visitatore potrà ammirare nel loro originario splendore le quattro pareti da nord-est a ovest con i loro intarsi marmorei bianco e verdi, le colonne di riuso antico-romane e le paraste medioevali con i loro capitelli dorati, i mosaici parietali trecenteschi raffiguranti busti di profeti e patriarchi nei parapetti dei matronei, teorie di cherubini nei fregi e santi nei parapetti dell’attico. Nell’occasione sono tornati a nuova vita anche due sepolcri (parete nord-ovest), che sono pietre miliari della storia dell’arte: il monumento funebre all’antipapa Giovanni XXIII (1422-28), innovativo capolavoro rinascimentale di Donatello e Michelozzo, e la tomba del vescovo Ranieri (1113 ca.), tra i più antichi esempi di arte romanica fiorentina. Il restauro si è rivelato molto complesso e ha interessato sia la struttura architettonica che la decorazione a mosaico. Iniziato alla fine del 2017, l’intervento è stato affidato ai restauratori dell’Impresa Cellini e a Claudia Tedeschi sotto la direzione dell'Opera di Santa Maria del Fiore e con la supervisione della Soprintendenza ABAP per la città metropolitana di Firenze e le province di Pistoia e Prato, nonché con la collaborazione per le indagini diagnostiche di varie Università italiane e di diversi laboratori specialistici. In occasione dei lavori sono state fatte alcune scoperte: sono state trovate tracce di foglia d'oro su uno dei capitelli dei matronei, che potrebbero suggerire un’originaria doratura di questi elementi i quali, insieme ai mosaici delle pareti e della volta, avrebbero incrementato il luminoso splendore dell’interno. Si è poi rilevato che la tecnica di esecuzione dei mosaici parietali è assolutamente originale, anzi un vero e proprio unicum: quando tra il primo e il secondo decennio del Trecento, terminata la colossale impresa dei mosaici della Cupola, si decise di estenderli anche alle pareti, per sovrapporre i mosaici al rivestimento marmoreo per risolvere problemi di statica del monumento (già allora noti), furono impiegate delle tavelle in terracotta su misura, scalfite e fissate al marmo delle pareti con perni centrali di ferro ribattuti e saldati a piombo. Come ci chiarisce nel dettaglio l’arch. Beatrice Agostini, progettista e direttrice dei lavori di restauro dell'Opera di Santa Maria del Fiore “sulle tavelle fu poi realizzata una sommaria sinopia e in seguito il mosaico col metodo diretto e a giornate, individuabili e leggibili ancora oggi”; inoltre: “anche l'impasto utilizzato per applicare le tessere del mosaico è un’assoluta particolarità, non fu impiegata una normale malta ma più un mastice, e proprio il degrado di questo composto ha rappresentato le problematiche più complesse affrontate da questo restauro”. Con uno sguardo al futuro e sulla scorta dei dati storici, dott.ssa Anna Maria Giusti, consulente storico artistico per il restauro, già direttrice all'Opificio delle Pietre Dure conclude: “Le esperienze maturate con i restauri eseguiti nei decenni passati sui mosaici dei matronei e su una parte dei lati del Battistero, ancora non interessati dall’attuale intervento, hanno rappresentato un significativo metro di confronto ed ha evidenziato un degrado decisamente minore rispetto a quello delle superfici oggi restaurate”. I fiorentini attesero secoli per vedere completato il loro “bel San Giovanni”, con pazienza e grazie alla fatica e alle capacità professionali dei tecnici dell’Opera di Santa Maria del Fiore e dei suoi collaboratori esterni, nei prossimi anni il Battistero tornerà, dopo 700 anni, a nuova vita. Già a partire da ora, possiamo tornare a goderne di una grande porzione.