Opera Magazine
16/03/2021
Santa Maria del Fiore: il nome della Cattedrale di Firenze tra storia e significati
Santa Maria del Fiore… il nome della Cattedrale di Firenze è tanto poetico quanto misterioso: vi siete mai chiesti cosa sia questo “Fiore”? Quali sono la sua origine e il suo significato?
Quando ci si sofferma a pensare al nome “Santa Maria del Fiore” non si può non pensare subito al giglio dello stemma di Firenze (che fino al 1251 era bianco su campo rosso), e quindi al nome stesso della città: “Florentia”, ovvero, “città destinata a fiorire”. Furono i romani intorno al 59 a.c. a scegliere questo nome augurale, forse perché la fondarono a primavera in occasione dei “ludes floreales” (la festa pagana dei “giochi floreali” in onore alla dea Flora), o forse, stando ad altre fonti, perché il suo leggendario fondatore si chiamava “Fiorino”.
Ma guardiamo ai documenti storici. Una delle fonti più antiche è quella di Giovanni Villani che nella prima metà del Trecento, nella sua storia di Firenze (la “Cronica”) sostenne (ma non si ha certezza che dica il vero) che il titolo della nuova Cattedrale fosse stato scelto fin dal momento della sua fondazione, nel 1296, ma che il popolo avesse continuato a chiamarla col nome dell’antica Santa Reparata per più di un secolo (in effetti l’antica Cattedrale sopravvisse all’interno della nuova fino al tardo Trecento). È curioso però che anche nei documenti ufficiali il nome di Santa Reparata rimanga in uso fino a pochi anni prima dell’avvio dei lavori alla cupola, e precisamente al 29 marzo, (e poi di nuovo il 12 aprile) del 1412, quando con atto ufficiale fu ribadita (o scelta?) l’intitolazione a Santa Maria del Fiore. Se ne fissò allora la festa nella stagione dei fiori, appunto, a primavera e in un giorno chiave della vita religiosa e civile fiorentina: il 25 marzo, che era il “capodanno fiorentino” e la festa dell’Annunciazione a Maria. Con la natura che rinasce dai torpori dell’inverno la Repubblica del giglio aveva fissato in senso augurale anche il principio del proprio calendario civile e questa scelta andava in parallelo con il calendario liturgico: non è certo un caso che la Chiesa abbia scelto di festeggiare in coincidenza con l’inizio della primavera l’Incarnazione del Salvatore, cioè l’inizio dell’era della redenzione e della Salvezza. A metà Quattrocento, però, si sollevò una polemica tra l’Opera e i padri del maggiore santuario fiorentino dedicato a Maria, la Santissima Annunziata, che celebra la sua festa lo stesso giorno, e allora la festa della Cattedrale fu spostata al 2 febbraio, la Presentazione di Gesù al tempio, o Candelora.
Primavera, vita, fiori, rinascita, salvezza, rinnovamento…sono questi i concetti che si celano dietro al “fiore” di Maria e colpisce che proprio nei cantieri della Cattedrale e proprio intorno a quel 1412 qui sia “fiorito” anche il “Rinascimento”, ossia la “primavera” delle arti.
Ma perché il fiore è attribuito a Maria? Spesso nell’arte religiosa, dal Trecento in poi, troviamo la figura della Madonna associata ai fiori, soprattutto alle rose o al giglio bianco: spesso vediamo l’arcangelo Gabriele offrirgliene in dono un mazzo simbolico, oppure questo è posto in un vaso messo in evidenza. Si tratta di fiori simbolici: il giglio della sua purezza verginale e la rosa di Maria come “rosa mistica”. Ma perché il nome della Cattedrale non è “il Fiore di Maria”, ma “Maria del Fiore”.
La chiave al segreto è forse in alcuni celeberrimi versi dell’ultimo canto della Divina Commedia di Dante Alighieri, che prima di iniziare il suo poema da esule era stato membro del governo della città proprio negli anni in cui fu avviato il cantiere della nuova cattedrale. Nel suo Paradiso (XXXIII,1; 7-9), Dante immagina che Bernardo di Chiaravalle, il santo della grande devozione a Maria, rivolgendosi alla Madre celeste dica:
“Vergine Madre, figlia del tuo figlio,/ […]. Nel ventre tuo si raccese l'amore/ per lo cui caldo ne l'etterna pace/ così è germinato questo fiore”
Si parla quindi di un fiore cresciuto nel ventre della Madonna e a cui essa appartiene.
Questo fiore è forse la rosa dei beati, ossia l’insieme delle anime che hanno meritato il Paradiso, che sono definiti anche altrove nel poema “fiori”. Secondo questa lettura il titolo della Cattedrale vorrebbe significare “Maria dei beati”, e quindi, per similitudine al nome della città “Florentia”: “Madonna di Firenze, città di beati…”
Ma altri dantisti leggono diversamente quel verso e interpretano il fiore come un riferimento al Figlio, cioè al Cristo. Secondo questa seconda lettura la Cattedrale sarebbe allora intitolata alla Madonna “del Salvatore”. In effetti nell’alto Medioevo il Battistero di Firenze era intitolato al Salvatore e fino al Cinquecento la Repubblica fiorentina aveva eletto a garanzia della sua libertà Maria e Cristo come suoi sovrani celesti. Entrambe le letture sono suggestive e non è detto che una escluda l’altra.
Filippo Brunelleschi, che della Divina Commedia era un appassionato lettore, certamente si lasciò ispirare dai versi di Dante quando progettò la sua grande cupola, che come il manto della Madonna accoglie e protegge “tutte le genti di Toscana”.