Opera Magazine
28/07/2017
Perché il 28 luglio è una data importante nella storia di Firenze
Il 28 luglio 1777 è una data importante nella storia di Firenze: l’Opera di San Giovanni Battista viene accorpata all’Opera di Santa Maria del Fiore.
L’Opera di Santa Maria del Fiore sovrintende oggi un complesso monumentale unitario, comprendente la Cattedrale, il Campanile di Giotto e, ovviamente, il Battistero; e allo sguardo del visitatore odierno questi monumenti, per vicinanza e forma appariranno come un unicum, o quantomeno organicamente, storicamente e spazialmente correlati. Chi poi si trovi a visitare il “Museo dell’Opera” vi troverà conservati - assieme ad altri destinati in passato alla Cattedrale - anche molti capolavori d’arte già in Battistero, ordinati mantenendo la loro unità di provenienza.
Tra i più importanti basti il ricordare la Gloria del Battista del Ticciati all’Ingresso, già all’altare di San Giovanni; le tre porte bronzee nella Sala del Paradiso; la Maddalena di Donatello, nella sala che da lei prende nome e il grande tesoro, nell’omonimo spazio, costituito dall’Antependium d’argento e dalla Croce e dal Parato della bottega dei Pollaiolo.
Ma, tornando all’esterno, i visitatori più attenti noteranno come la grande piazza, nella sua attuale forma, sia tuttora spartita nominalmente in due spazi distinti: uno dedicato a San Giovanni Battista, prossimo al Battistero, e l’altro intitolato al Duomo, nel luogo della cattedrale. Si tratta di una traccia storica che ricorda come la Cattedrale e il Battistero fossero state per secoli due realtà sorelle nello spazio, nella devozione e nella liturgia, ma distintamente amministrate in reciproca autonomia e, talvolta, in competizione.
Fin dalla sua fondazione nel 1296 l’Opera di Santa Maria del Fiore aveva svolto il compito di erigere prima e, poi, di abbellire e curare la grande cattedrale, patrocinata fin dal XIV secolo dalla ricca e potente gilda dei Mercanti della Lana. Il Battistero di San Giovanni invece, la cui fondazione si perdeva nella leggenda, era fin dal XII secolo sotto la curatela dell’Arte di Calimala, la più antica e nobile delle corporazioni fiorentine. Si pensi soprattutto al ruolo svolto dal clero di San Giovanni di amministrare il Battesimo, e quindi di conservare la memoria delle nascite e il nome di chi “entrava” nel popolo fiorentino.
Questa realtà mutò tra il settimo e l’ottavo decennio del XVIII secolo, per volontà del granduca Pietro Leopoldo di Lorena; in particolare, il 28 luglio del 1777, con motu proprio il granduca soppresse l’Opera di San Giovanni Battista e la accorpò a quella di Santa Maria del Fiore.
La decisione rientrava nel più ampio alveo delle riforme che il sovrano “illuminato” attuò nel segno di una modernizzazione dello stato di Toscana in senso liberale. Non ci fu aspetto della vita del Granducato che egli non rivoluzionò nel senso di una laica razionalizzazione: dalla riforma del Codice penale alle soppressioni di molti enti ecclesiastici, alla formulazione del nuovo sistema fiscale.
Centrale, per la storia delle due Opere, fu l’abolizione nel 1770 delle secolari Arti e Corporazioni maggiori e minori, in decadenza rispetto al potere detenuto in epoca medioevale, ma ancora incisive nella vita economica del paese; e che adesso erano intese come istituzioni arcaiche le quali, piuttosto che tutelare ostacolavano lo sviluppo dell’economia, soprattutto industriale, del Granducato. Furono quindi estinte anche l’Arte della Lana e quella di Calimala.
Nello stesso 1770 poi, il granduca, con un altro motu proprio aveva istituito la Camera di Commercio, e a questo nuovo organismo furono trasferiti i patrimoni e le competenze giurisdizionali delle Arti, ora riordinate organicamente e orientate nel segno dell’innovazione e della libertà d'impresa. In realtà la vita della Camera di Commercio fu breve, fu abolita già nel 1782, ma nel decennio che essa sovrintese all’Opera di San Giovanni, questa fu riordinata razionalmente nel complesso del suo apparato burocratico.
Un particolare del parato di San Giovanni del Pollaiolo.
Questo nuovo assetto comprese dunque anche l’accorpamento delle due Opere, nel 1777, e ciò significò non solo il trasferimento all’Opera di Santa Maria del Fiore della direzione gestionale di San Giovanni, ma anche l’unione delle due famiglie clericali e – fatto rilevantissimo – l’incameramento da parte dell’Opera del Duomo del tesoro del Battistero.
E quanto fosse importante il patrimonio, non solo meramente economico, ma artistico dell’Opera di San Giovanni lo ricordano ancora oggi i precisi inventari stilati nell’occasione. Allo scrigno di marmi e mosaici sigillati dalle porte bronzee dell’antico edificio, si aggiungevano gli ori e gli argenti del tesoro, che tra i propri capolavori contava l’Altare d’Argento e la grande croce del Pollaiolo e anche parati preziosi come quello con le Storie del Battista, nonché uno dei capolavori del Rinascimento italiano: la Maddalena penitente di Donatello.
Importante fu anche il passaggio di responsabilità al nuovo clero riunito dell’amministrazione del Battesimo, che all’epoca si poteva impartire solo in San Giovanni, e quindi di quell’importantissimo fondo archivistico - tutt'oggi conservato - dei registri Battesimali: una memoria dei nomi e delle famiglie dei cittadini fiorentini dal medioevo fino a tutto il XIX secolo.