Opera Magazine
03/04/2017
Fulmini, crolli e misteri. Cronistoria dei dolori della Cupola
La Cupola del Brunelleschi, simbolo massimo dell'ingegno e della bellezza, porta con sé una lunga storia fatta di ferite, modifiche e superstizioni che ne hanno scandito l'esistenza.
Forse non tutti sono a conoscenza del fatto che la Cupola ha subito almeno due importanti restauri nel corso della sua storia. Tutto ebbe inizio con la cosiddetta "maledizione dei fulmini": la notte del 5 aprile del 1492, infatti, un fulmine colpì la lanterna distruggendone quasi la metà, ma senza causare danni ingenti alla cupola. L'evento fu in seguito considerato un presagio della morte di Lorenzo il Magnifico, sopraggiunta soltanto tre giorni dopo (8 aprile 1492). Come riporta Tribaldo de’ Rossi nelle sue Ricordanze:
"Chome fumo a letto, ch’era ore 3 di notte, cominciò a piovere un po’ di gragniuola e vento grande; venne uno tuono grandisimo: ogniuno si spaventò, e la matina si vide era dato in su la Lanterna di Santa Maria del Fiore, cioè in su la Chupola, e mandò giù più che ‘l terzo de la Lanterna. Chadè in su la chiesa moltissime priete, isfondò la volta della chiesa in cinque luoghi."
Ancora più grave fu la caduta di un secondo fulmine la notte tra il 26 e 27 gennaio del 1601, che causò il distacco della palla di rame del Verrocchio (19 quintali di peso); questa danneggiò a sua volta la lanterna, i cui frammenti franarono giù tanto che alcuni furono ritrovati perfino in via dei Servi.
La lastra di marmo, tuttora visibile in Piazza Duomo, che indica il punto esatto d'impatto della sfera del Verrocchio.
A memoria di tale evento fu posto un disco di marmo dove cadde la palla; e inoltre, considerato il reiterarsi del fenomeno, che molto probabilmente suscitò timori sovrannaturali nel popolo, il quale potè averlo letto come segno divino o presagio funesto, l’allora granduca Ferdinando II decise di porre alcuni Agnus dei e reliquie all’interno della nuova sfera: uno “scudo celeste” a protezione della cattedrale.
In questo senso, un reperto interessante conservato nel Museo dell'Opera è la portantina usata dal granduca Cosimo III per visitare la lanterna della cupola; quest'attrezzo ha la caratteristica unica di presentare le aste di trasporto ricurve: sarebbe stato altrimenti impossibile per i suoi paggi salire per la ripida e stretta scala circolare che sale fino alla sommità della Cupola.
La portantina per Cosimo III. Ovvero: ingegnarsi ed elaborare una soluzione creativa alla maniera del XVII secolo.
Infine, un ulteriore intervento “invasivo” alla Cupola e alle sue tribune è probabilmente avvenuto nel corso del XIX secolo, quando le statue della facciata posticcia per le nozze di Francesco I - già esposte all’interno della cattedrale - furono trasferite nell’ambiente dove ancora oggi possono essere viste, ovvero nella parte iniziale del moderno percorso di visita alla Cupola.
Rimane il mistero su come siano state collocate qui; l’accesso, infatti, è troppo piccolo per permetterne l’ingresso e l’approfondito esame dei restauratori ha mostrato l’assenza di segni di smontaggio e ricomposizione. Rimane valida l’ipotesi di un inserimento dall’esterno, attraverso una fessura temporanea praticata nella parete della cupola.
Fulmini, cicatrici e misteri ancora irrisolti: sono soltanto alcuni degli eventi che hanno segnato l'esistenza di un capolavoro che continua a stupire l'umanità.