Opera Magazine
18/10/2021
Quante “facce” ha avuto la Cattedrale di Firenze?
Breve storia della facciata di Santa Maria del Fiore, dalle origini ai nostri giorni
La facciata di un edificio antico è un po’ come il volto di una persona: è la parte pubblica e rappresentativa che lo qualifica all’esterno. La Cattedrale di Firenze ha cambiato “faccia” ben tre volte nei sei secoli della sua storia!
Allo scadere del XIII secolo lo scultore e architetto Arnolfo di Cambio cominciò a costruire la nuova Cattedrale proprio partendo dalla facciata e mentre la innalzava la fece rivestire di mosaici colorati e loggette, nicchie e gallerie, dentro le quali furono collocate statue raffiguranti le storie di Maria, Santi martiri, Padri della Chiesa e angeli. Questa assunse l’aspetto di una sorta di grande sipario che si apriva sullo spazio del cantiere aperto retrostante. Il suo arredo di sculture, cominciato dallo stesso Arnolfo e dalla sua bottega, fu poi proseguito da altri scultori che si succedettero per tutto il Trecento e poi ancora nei primi del secolo successivo, quando Donatello, Nanni di Banco, Ciuffagni e il Lamberti realizzarono i quattro evangelisti per le nicchie di fianco al portale maggiore.
Quest’”abito” lussuoso rimase però incompiuto a circa un terzo dell’altezza complessiva della facciata.
Quando nella seconda metà del XV secolo anche la Cupola del Brunelleschi fu ultimata si cercò di riaprire la questione su come completare il prospetto frontale del Duomo, ma senza esito. Si deve attendere il 1587, quando il Granduca Francesco I de’ Medici si decise a demolire l’incompiuta decorazione medievale e affidare al suo amico e architetto di fiducia Bernardo Buontalenti la costruzione di una nuova, aggiornata al gusto “manierista” del tempo. I marmi medievali furono staccati, molti elementi decorativi e architettonici furono distrutti, decine di statue furono disperse tra ville e giardini, altre furono conservate nei depositi dell’Opera e in Cattedrale.
Alla distruzione non fece seguito alcuna ricostruzione e la questione di una nuova facciata per dare ornamento decoroso a questo luogo così importante della città si trascinò ancora per un secolo, nel corso del quale tre granduchi tentarono di rilanciare il progetto e furono avanzate molte proposte architettoniche. Ma nessuna di esse trovò seguito. Ne rimane memoria in una sala del Museo dove si conservano ben 7 modelli lignei, un disegno e un dipinto, opera di importanti artisti del Seicento: oltre al già citato Buontalenti troviamo i modelli di Giovan Antonio Dosio, Giambologna, Baccio del Bianco, Cigoli, Gherardo Silvani e altri. A mettere un primo sigillo sulla questione nel 1689 il granduca Cosimo III decise in occasione delle nozze del figlio Ferdinando di far dipingere una facciata posticcia. Questa grande pittura murale sopravvisse fino al XIX secolo e la si vede ancora – ormai rovinatissima – nelle prime fotografie della Cattedrale.
Si deve attendere più di un secolo per tornare a sentir parlare di facciata: il dibattito intorno all’impresa si riaccese nei primi anni Venti nell’Ottocento e negli anni Quaranta (anche per reazione alla costruzione della facciata neogotica della vicina basilica di Santa Croce) si iniziarono a cercare i finanziamenti attraverso la creazione di un'"Associazione per la facciata del Duomo”. Alla metà del secolo l’interesse per la questione travalicò i confini regionali, ma le turbolenze dei moti risorgimentali ne rallentarono la realizzazione. Nel 1858 nacque allora una nuova associazione che bandì un primo concorso, stavolta internazionale e nel 1860 il Re d’Italia Vittorio Emanuele pose la prima pietra della facciata di quella che allora era la cattedrale della capitale del nuovo Regno. Le fantasie architettoniche ora si erano tutte uniformate nella scelta di uno stile neogotico, che rievocasse il tempo glorioso del medioevo dei liberi comuni italiani (con chiara valenza ideologica di celebrazione dell’Italia unita e liberata dal “giogo” straniero).
Ma la vicenda non si era in realtà ancora conclusa e tra il 1861 e il 1865 furono banditi ben altri tre concorsi. Nel 1867 la Deputazione promotrice scelse finalmente il progetto dell’architetto Emilio De Fabris, cui fu dato incarico ufficiale. Il De Fabris non fu comunque esente da critiche e un ultimo strascico di polemica riguardò il coronamento: a tre cuspidi o con ballatoio. La scelta della seconda versione, detta “basilicale”, avvenne attraverso un apposito referendum cittadino. Per la decorazione scultorea il De Fabris si avvalse della collaborazione del filosofo Augusto Conti, che elaborò un programma iconografico incentrato sulla Vergine e sulla celebrazione del genio fiorentino. Le decine di sculture e rilievi furono eseguiti dai migliori scultori fiorentini del tempo. Appena sei mesi dopo la morte di De Fabris, il 5 dicembre 1883, la facciata fu presentata ai fiorentini e il 12 maggio dell’anno successivo fu inaugurata ufficialmente.
Oggi, quasi un secolo e mezzo dopo, turisti da tutto il mondo si fermano ad ammirarne l’imponente e ricca decorazione e pochi si rendono conto che si tratta della parte più recente di tutto il complesso: i marmi e le forme sono stati scelti con grande attenzione filologica così da preservare l’unità armoniosa dell’insieme monumentale.
I nostri tecnici però sanno ben che i marmi della facciata sono più fragili di quelli antichi che rivestono le altre parti della Cattedrale e le sculture più rovinate della facciata vengono pian piano sostituite da copie realizzate ad arte dai nostri scalpellini. Gli originali trovano posto nel Museo…a poca distanza dai loro “antenati” della facciata di Arnolfo. Sì, perché a partire dall’apertura del Museo, nel 1891, i frammenti della prima decorazione medievale furono pian piano riuniti e nel 2015 le parti e le sculture superstiti sono state allestite all’interno della sala maggiore del Museo in una spettacolare ricostruzione rievocativa dell’antica facciata in scala 1:1.