Opera Magazine
11/01/2019
Un tour alternativo di Piazza del Duomo in 5 opere da paura
Quando l'esperienza di visita in Piazza del Duomo può rivelarsi ricca di sorprese e di opere insolite.
Con l’avvento del biglietto unico è possibile visitare tutti i monumenti di Piazza del Duomo - dal Battistero alla Cupola fino a Santa Reparata, al Campanile e al Museo dell’Opera del Duomo; ma se le principali attrazioni della piazza sono celebri in tutto il mondo, meno si può dire per alcuni dettagli sparsi - e a volte nascosti - all’interno dei percorsi di visita dei vari monumenti. Per questo motivo abbiamo stilato un tour alternativo che si fa strada fra le creazioni più inusuali, misteriose e perfino spaventose che punteggiano i monumenti più celebri di Firenze e che, forse, non hai mai visto, ma che meritano comunque attenzione.
Gli affreschi dello Zuccari
Negli affreschi del sesto settore della cupola del Brunelleschi, orientato a sud-ovest in corrispondenza della navata destra, vi sono raffigurati gli angeli con la corona di spine, i libri aperti del bene e del male, gli angeli trombettieri, gli imperatori, i re, i principi e le potestà secolari; il dono dello spirito è il consiglio; la beatitudine è ‘beati i misericordiosi’; la virtù è la giustizia; gli angeli accompagnano in cielo i misericordiosi e mandano all’inferno gli avari. Il peccato capitale rappresentato è l’Avarizia, e qui, tra le grandi figure affrescate da Federico Zuccari, spicca uno strano animale: il rospo, con una struttura fisica vagamente umana, che rincorre i dannati, li strangola e li percuote fendendo colpi con una scarsella colma di monete, che precedentemente era attaccata al collo dei dannati. A fianco di questa cruda immagine, i diavoli scaricano le anime verso il fondo dell'Inferno utilizzando dei forconi. Un angolo della cupola che rappresenta al meglio le invenzioni artistiche del registro inferiore degli affreschi, dove vi sono i dannati - ordinati per tipologia di vizio - e i demoni che li puniscono seguendo il principio dantesco del “contrappasso”.
I mosaici del Battistero
Riuscire a focalizzare tutti i particolari della volta a mosaico del Battistero di San Giovanni non è operazione semplice: una volta entrati, lo sguardo è inevitabilmente attratto dallo splendore delle tessere dorate e dalla mastodontica figura del Cristo benedicente, ma, come succede con gli affreschi della cupola, basta volgere lo sguardo un po’ più in basso per scovare alcune scene macabre caratterizzate da figure dal fascino oscuro. E’ il caso della parte dei mosaici dedicata all’Inferno e a Lucifero e i suoi demoni, opera di Coppo di Marcovaldo nel XIII secolo; qui si trovano scene che, oltre a sprigionare una sensazione di terrore, hanno probabilmente ispirato Dante Alighieri nella concezione dell’imperatore dell’Inferno più celebre della storia della letteratura, cioè il Lucifero descritto nel XXXIV Canto della Divina Commedia: un gigantesco demone a tre facce, dotato di ali di pipistrello, intento a masticare peccatori nelle fauci.
I gargoyle del Duomo
Passeggiare in Piazza del Duomo può rivelarsi un’esperienza ricca di sorprese inaspettate. I visitatori più attenti, quelli che riescono ad osservare i dettagli scultorei presenti sulle superfici in marmo della cattedrale, si troveranno davanti ad alcuni bizzarri “personaggi” che punteggiano gli oltre 40.000 metri quadrati marmorei del Duomo. Uno dei particolari più celebri, foriero di una leggenda tutta fiorentina, è senza dubbio la cosiddetta “testa di toro” sul lato nord della cattedrale, ma oltre a questa piccola e caratteristica scultura, sono presenti elementi ben più misteriosi, come un gargoyle affacciato sul lato sud. Appollaiati a circa 30 metri d’altezza, questi caratteristici elementi architettonici di solito raffiguravano creature mostruose con l'intento di spaventare gli spiriti maligni e tenerli lontani dagli edifici sacri. Non molto si conosce di questi elementi decorativi della cattedrale, noti in tutto il mondo con il nome di gargoyle, se non che furono creati intorno al XV secolo seguendo una consolidata tendenza europea in uso fin dal X-XI secolo.
Il “mascherone” del fanciullo
Continuando ad analizzare questa tradizione in uso fin dal Trecento, esistono altre opere simili, oggi visibili nel Lapidarium posto al piano terra del Museo dell’Opera del Duomo. Una delle più originali è senza dubbio la mensola con testa di bambino, il cosiddetto “mascherone”: un volto di fanciullo dall’espressione inquietante, che - oltre alla funzione di "scaccia spiriti" - svolgeva anche quella, ben più prosaica, di scarico delle acque piovane dalla grondaia per canalizzare correttamente il deflusso delle acque evitando così danneggiamenti di sorta alle pareti. La forma classicheggiante e la tecnica di lavorazione rimandano all'intervento bandinelliano, dove si può evidenziare il passaggio intrapreso dall'artista, dalla maturità rinascimentale ai primi esperimenti manieristi, presenti in molte delle sue opere e anche nella decorazione del Duomo. Nello specifico, sull'autore non si hanno notizie storiche certe, si presume sia uno scultore dell'ambito fiorentino poiché la manifattura presenta elementi caratteristici della scuola fiorentina.
Giuseppe Cassioli, la porta e la serpe
Sulla porta destra della cattedrale è presente uno dei dettagli nascosti forse più celebri dell’intero complesso monumentale di Piazza del Duomo. Inciso sul battente destro della porta bronzea si trova un autoritratto spiazzante: Giuseppe Cassioli, autore della porta, con una serpe intorno al collo, portata a mo’ di cravatta. Questo singolare autoritratto testimonia la storia tormentata della creazione dell’opera: già in passato la famiglia Cassioli non aveva avuto buoni rapporti con i progettisti della facciata e anche in questo caso il lavoro fu complicato. Il giovane artista si lanciò con grande entusiasmo nella realizzazione del progetto, tanto da richiedere l'autorizzazione alla Commissione di fondere lui stesso la porta; l'opera, molto dinamica e originale nelle illustrazioni nonché rifinita con un minuzioso lavoro di cesellatura e patinatura, fu presentata al pubblico il 24 giugno 1899 per la festa di San Giovanni, non rispettando il termine previsto per la consegna.
Anche se l’opera d'arte fu accolta con favore dalla Commissione e dal pubblico, il ritardo nell'esecuzione comportò all'artista molte complicazioni di ordine legale. Le vessazioni, lo strozzinaggio e la pressione legale subiti in quel periodo sono rappresentati proprio da quella serpe attorcigliata intorno al collo.