Opera Magazine
06/12/2019
Perché la Sala del Paradiso è un unicum della museologia mondiale
La Sala del Paradiso del museo dell'Opera del Duomo accoglie la Porta Sud di Andrea Pisano dopo il delicato restauro durato tre anni. Le tre porte del Battistero si riuniscono così, restaurate, in un'unica spettacolare sala.
Con i lavori di allestimento della Porta Sud di Andrea Pisano nel Museo dell’Opera del Duomo in questi giorni e con l'inaugurazione ufficiale programmata per domenica 8 dicembre, si completa il progetto museologico definito quasi dieci anni fa dal direttore del museo, Timothy Verdon, insieme agli architetti Adolfo Natalini, Piero Guicciardini e Marco Magni. E così che si creerà, a Firenze, un unicum tra le grandi collezioni del mondo: la concentrazione in una sola sala museale di più esempi, strettamente collegati tra loro, di una delle più importanti categorie di arte monumentale, quella della porta di metallo istoriata.
Nella Sala del Paradiso del museo, infatti, il visitatore potrà osservare - una a pochi passi dall’altra - la prima, la seconda e la terza porta di bronzo realizzate per il Battistero fiorentino: la trecentesca Porta Sud, la quattrocentesca Porta Nord, e tra queste "l’opera che inaugurò l’età d’oro del primo Rinascimento: la Porta del Paradiso". E a differenza di altre situazioni in Italia e all’estero, in cui si vede una sola porta, o due, spesso ancora agli ingressi delle chiese e in condizioni di imperfetta visibilità, al Museo dell’Opera del Duomo le tre porte sono esposte in speciali teche identiche, con lo stesso sistema d’illuminazione, dopo interventi da parte dello stesso istituto di restauro - l’Opificio delle Pietre Dure di Firenze - in un arco di tempo straordinariamente breve: dalla fine del restauro della Porta del Paradiso nel 2012, gli altri due interventi hanno richiesto complessivamente meno di otto anni.
Questo significa che qualsiasi visitatore potrà cogliere in un’esperienza focalizzata e intensa sia le somiglianze che le notevoli differenze di stile che caratterizzano gli oltre 120 anni ricoperti dalle tre Porte: dall’inizio della Porta Sud nel 1330 all’ultimazione della Porta del Paradiso nel 1452. L’intero primo Rinascimento su una parete: da Andrea Pisano, collaboratore di Giotto, al Ghiberti, primo maestro di Donatello, Paolo Uccello, Luca Della Robbia e Michelozzo. Di fronte alla parete delle porte, poi, le statue di Arnolfo di Cambio - nella ricostruzione in scala 1:1 della sua facciata per il Duomo - e al centro della Sala quelle porte che, a dire del Vasari, Michelangelo considerò “tanto belle che elle starebbon bene alle porte del Paradiso”.
Sommando facciata e porte, inoltre, la Sala offre non solo centinaia di figure umane in marmo e bronzo organizzate in più di cinquanta ‘storie’ bibliche, ma anche la storia dell’ arte del raccontare - lo storytelling, diremmo oggi - fra il Medioevo e il Rinascimento, rendendo intelligibile l’emozionante ricerca fiorentina dell’uomo, delle sue motivazioni leggibili nei gesti e nei volti, della sua psicologia studiata nei personaggi. Dall’arcaica solennità di Andrea Pisano alla grazia coreografica della prima Porta del Ghiberti fino al dramma carico di sorprese delle scene della Porta del Paradiso, la Sala rivela così l’anima europea attraverso cinque generazioni: dall’epoca di Dante Alighieri a quella della nascita di Leonardo da Vinci.
E come testimonianza religiosa, infine, la Sala del Paradiso può essere paragonata soltanto alla Cappella Sistina. Storie della Genesi, patriarchi, profeti, Maria, Cristo, San Giovanni Battista: una densità narrativa tutta radicata nelle Scritture giudeo-cristiane, unica, se non - come detto - per la cappella dei papi in Vaticano, decorata in buona parte da artisti che ben conoscevano le tre Porte: Botticelli, Ghirlandaio, Cosimo Rosselli, Michelangelo. Proprio lo stesso Michelangelo che considerò l’ultima delle tre Porte “degna del Paradiso”.