Opera Magazine
02/05/2019
Leonardo e il progetto per sollevare il Battistero di Firenze
Nel giorno del cinquecentenario della morte di Leonardo da Vinci, ripercorriamo uno dei suoi progetti più misteriosi e visionari.
“Et ogni giorno faceva modegli e disegni da potere scaricare con facilità monti e forargli per passare da un piano a un altro, e per via di lieve e di argani e di vite mostrava potersi alzare, e tirare pesi grandi, […] ché quel cervello mai restava di ghiribizzare, de’ quali pensieri e fatiche se ne vede sparsi per l’arte nostra molti disegni, et io n’ho visti assai. E fra questi modegli e disegni ve n’era uno, col quale più volte a molti cittadini ingegnosi, che allora governavano Fiorenza, mostrava volere alzare il tempio di San Giovanni di Fiorenza, e sottomettervi le scale, senza ruinarlo, e con sì forti ragioni lo persuadeva, che pareva possibile, quantunque ciascuno, poi che è si era partito, conoscesse per se medesimo l’impossibilità di cotanta impresa.”
Con queste parole Giorgio Vasari ci racconta dell’idea partorita dal genio di Leonardo da Vinci, all’apparenza “folle” e mai realizzata, di sollevare il Battistero di Firenze per collocarlo su alcuni gradoni, sopraelevandolo quindi di alcuni metri sulla piazza. Per capire le ragioni di questo progetto si deve premettere che il rapporto tra Leonardo e il Battistero come anche con la Cattedrale, aveva radici più antiche. Ancora giovane alla bottega del Verrocchio egli aveva partecipato col maestro alla creazione della grande “palla dorata” alla sommità della lanterna brunelleschiana e in quell’occasione la sua mente predisposta all’ingegneria meccanica, dovette aver studiato e appreso i complessi meccanismi di argani e ponteggi e ingranaggi con cui quell’enorme bronzo sarebbe dovuto esser sollevato e posto in opera.
Strumenti che a loro volta erano figli del genio architettonico di Brunelleschi, il quale li aveva concepiti per il cantiere in quota della sua immensa cupola in muratura: queste macchine di sollevamento e rotazione sono un filo rosso che affratella tre dei massimi geni della storia dell’arte, ossia Brunelleschi, Verrocchio e Leonardo. Di mano di Leonardo si conservano alcuni splendidi studi grafici del famoso argano girevole di Filippo.
L'argano a tre velocità di Brunelleschi, disegnato da Leonardo (Biblioteca Ambrosiana).
Si deve poi ricordare che Leonardo dovette imparare da Verrocchio i primi rudimenti di scultura in metallo in occasione di una commissione ricevuta dal Battistero, quella per il pannello dell’Altare d’Argento con la Decollazione del Battista; e che anni dopo, divenuto artista affermato ed esperto fonditore del bronzo, aiutò il suo giovane amico Giovan Francesco Rustici a realizzare il gruppo con la Predica del Battista, da innalzarsi sopra una porta dello stesso tempio.
Fu forse al tempo di questi lavori che Leonardo ebbe la sua intuizione e cominciò a pensare sul modo di rialzare il Battistero; idea che non sarebbe stata accolta perché – dice Vasari – trovò a ostacolo lo scetticismo di chiunque venisse a conoscenza del progetto. Anche in questo aspetto la storia di Leonardo ci ricorda quella del Brunelleschi, che alcuni decenni prima a fatica era riuscito a convincere l’Opera e i suoi concittadini intendenti della fattibilità del suo progetto di doppia cupola autoportante. E come Brunelleschi anche Leonardo godeva di una certa autorità presso l’Opera di San Giovanni e quella di S. Maria del Fiore, se fu tra gli esperti chiamati a giudicare per la collocazione del David di Michelangelo, realizzato per uno sprone esterno della Cattedrale.
Infatti Leonardo aveva una grande cultura e conoscenza non solo delle arti e delle scienze, ma anche dell’architettura moderna e antica, e la sua idea nasceva probabilmente da ragioni “archeologiche”, fondate sulla credenza del tempo (e tale rimasta fin quasi ai giorni nostri) che il Battistero di Firenze fosse sorto convertendo un antico tempio romano a sezione ottagonale dedicato al Dio Marte: pensò forse che come in certi templi antichi a pianta centrale, anche il Battistero fosse stato in origine sopraelevato sul piano di calpestio della piazza, su una gradinata, che il livello stradale, alzandosi progressivamente, aveva poi fagocitato. L’interesse per gli edifici a pianta centrale era diffusissima tra gli artisti del Rinascimento, e fanno eco a questo progetto alcune fantasie architettoniche disegnate da Leonardo di chiese a pianta centrale, con cupola, sopraelevati su gradinate.
Lo studio di Leonardo per una chiesa a pianta centrale (dal Codice Atlantico).
Il richiamo all’impresa dovette poi giungergli dalla notizia che un altro architetto italiano era già riuscito in una simile opera: il bolognese Aristotele Fioravanti. Questi, che come Leonardo era architetto e ingegnere geniale, nel 1455 era incredibilmente riuscito a spostare di oltre 13 metri una torre alta 24, (quella di Santa Maria maggiore a Bologna, oggi scomparsa), alzandola e riposizionandola integra col solo uso di ingranaggi cilindrici, tiranti e argani. Le cronache ricordano lo stupore e la paura dei presenti alla traslazione, che portò la fama di Aristotele a dilagare fin oltre i confini d’Italia (andrà al servizio dello Zar, a Mosca) come campione della statica e di ingegneria “edile”, tanto da esser chiamato al restauro di torri e campanili in tutta Italia (tra cui la movimentazione del famoso obelisco di piazza San Pietro); certamente la notizia giunse anche a Leonardo che deve averla appresa nel senso di una sfida e, al tempo stesso, di una possibilità.
Non abbiamo che alcune scarse notizie di questo progetto rimasto sulla carta, e neppure di questi molti disegni ricordati da Vasari ne è giunto alcuno a noi. Ma la memoria di quest’idea di ripristinare la gradinata del Battistero riecheggiava nelle ricerche architettoniche di artisti a lui contemporanei. Nel 1515 il pittore Francesco Granacci, in un disegno conservato a Firenze, nel Gabinetto dei Disegni e delle Stampe degli Uffizi, immaginò una veduta di piazza San Giovanni verso il Bigallo nella quale si nota uno scorcio del lato est del Battistero, immaginato sopraelevato su cinque gradoni.
Possiamo immaginare a quale tipologia di edificio Leonardo pensasse osservando l'affresco del Perugino raffigurante La consegna delle chiavi a San Pietro, nella Cappella Sistina (1482) sul cui sfondo è dipinto un edificio ottagonale, con cupola a spicchi, sopraelevato su alcuni gradini; e due suoi allievi riprenderanno quest’idea architettonica: Pinturicchio, nella Disputa al tempio affrescata nel 1501 nella cappella Baglioni in Santa Maria Maggiore a Spello (Perugia) e anche il grande Raffaello nel dipinto rappresentante lo Sposalizio della Vergine con san Giuseppe, già per la chiesa di San Francesco di Città di Castello e oggi esposto all’Accademia di Brera di Milano.
Infine, in tempi recenti (2007) lo studioso Alessandro Vezzosi ha realizzato un modellino con la ricostruzione ipotetica del progetto leonardiano per il Battistero (nell'immagine sopra).