Opera Magazine
25/01/2019
Mestieri eterni. Gli attrezzi in uso nella Bottega dell’Opera del Duomo
Quando anche i "ferri del mestiere" hanno una lunga storia da raccontare.
Il rumore inconfondibile dello scalpello che affonda nel marmo; il brusio di macchinari che tagliano il marmo; la polvere bianca che ricopre, con un sottile strato, il pavimento di una bottega adagiata all’ombra della Cupola del Brunelleschi. Ci troviamo in via dello Studio in un giorno di metà settimana, nonostante la descrizione possa richiamare alla mente un periodo ben antecedente ai giorni nostri. Siamo in uno dei luoghi più affascinanti dell’intero centro storico fiorentino: la Bottega di restauro dell’Opera di Santa Maria del Fiore.
La bottega, così come il mestiere dello “scalpellino”, esiste da oltre settecento anni, da quando, cioè, furono iniziati i lavori di costruzione della Cattedrale; per questo la bottega può essere considerata come una parte integrante, un’estensione del patrimonio artistico di Piazza del Duomo. Le sculture, i fregi, i bassorilievi, le statue e le composizioni marmoree che ammiriamo ogni giorno passeggiando sotto la cupola sono infatti indissolubilmente legate a questo luogo, o meglio, alla sua attività. E così come il mestiere di scalpellino continua tutt’oggi ad essere portato avanti con le stesse tecniche adottate secoli fa, quando da queste parti scolpiva Michelangelo, allo stesso modo vi è una continuità artistica e di mestiere dettata dall’utilizzo di attrezzi tramandati nel corso dei secoli, alla stregua di preziosi oggetti necessari per svolgere un mestiere senza tempo.
Tra questi possiamo citare almeno cinque strumenti che tuttora vengono utilizzati nel lavoro di conservazione del patrimonio artistico di Piazza del Duomo, come nel caso della creazione delle copie delle tre statue ottocentesche dei papi Celestino, Gregorio VII e Leone Magno. Ecco quali sono.
Macchinetta a punti
Uno strumento fondamentale per la perfetta riuscita di una copia marmorea delle statue della facciata; è il primo elemento ad entrare nel processo di creazione, quando dal blocco di marmo si deve dare forma alla nuova copia e, come raccontatoci da Marcello Del Colle - responsabile della Bottega di restauro - è un attrezzo utilizzato fin dal Seicento e tuttora perfettamente funzionale alla creazione delle copie esatte, nelle misure e nelle proporzioni, delle statue che adornano la facciata della cattedrale e che ammiriamo ogni volta che capita di passeggiare in Piazza del Duomo.
Mazzuolo
Quando si parla di scultura è difficile immaginare degli elementi più iconici del mazzuolo e dello scalpello, gli strumenti del mestiere per antonomasia. E nella Bottega è in uso un classico senza tempo: il mazzuolo, identico per dimensioni e caratteristiche a quello usato nei secoli passati da scalpellini e grandi artisti per creare a mano opere straordinarie, scalfendo i blocchi di marmo di Carrara colpo su colpo.
Subbia
Un altro strumento dalla storia centenaria impiegato nella creazione delle opere in marmo è la subbia: un attrezzo di ferro, a punta, impiegato nella prima fase di sbozzatura del marmo quando si inizia a dare forma al soggetto scultoreo partendo dal basso e avvicinandosi non oltre i 2/3 centimetri dalla superficie finale della scultura, seguendo una tecnica di realizzazione usata fin dal Medioevo che consta di quattro fasi principali, rappresentate da quattro diversi strumenti (in ordine di lavorazione: macchinetta a punti; subbia; gradina; scalpello).
Gradina
Parafrasando un po', si può affermare che la gradina sia un parente stretto della subbia; questo strumento, infatti, subentra nel processo di lavorazione del marmo subito dopo la sgrossatura, quando si comincia ad avviare la cosiddetta fase di “semi-finitura”. Ugualmente alla subbia è uno strumento antico, in ferro, con una punta caratterizzata da dentini, in uso da secoli, che si differenzia per una una maggior precisione nel taglio e nella modellatura del marmo.
Unghietto
Un altro "ferro del mestiere" - simile nella forma ai precedenti - adoperato per lavorare volumi del marmo, incidendo la superficie con estrema precisione prima di utilizzare lo scalpello, è l’unghietto. Un piccolo strumento che permette una lavorazione di precisione, anticipando la fase finale, quella della definizione dei dettagli della scultura.
Come ci ha raccontato Marcello, negli anni ‘50 tutti questi attrezzi del mestiere venivano ancora temprati in loco. Questo significa che gli scalpellini devono essere anche esperti nella tempra di ferro ed acciaio, attività fondamentale per garantire il corretto funzionamento degli attrezzi sul marmo. Col passare del tempo cambiano i materiali, si affinano piccole migliorie agli strumenti, ma la realizzazione - completamente a mano - e la filosofia alla base di uno dei mestieri più affascinanti nel centro storico di Firenze restano tutt’oggi il marchio distintivo di una tradizione portata avanti con dedizione e passione, che si rinnova ad ogni colpo di scalpello. Da più di settecento anni.