Opera Magazine
10/02/2018
Un capolavoro di Giotto accolto al Museo dell'Opera del Duomo
La Madonna di San Giorgio alla Costa, opera in tempera e oro su tavola, di Giotto, viene accolta al Museo dell'Opera del Duomo dal Museo Diocesano di Santo Stefano al Ponte. Un capolavoro che torna visibile a tutti.
Quella della Madonna di San Giorgio alla Costa di Giotto è una storia centenaria, ricca di momenti da conoscere che si intrecciano con la storia di Firenze. Un'opera creata tra il 1288 e il 1295 e che, a partire dagli anni '30 del Novecento, alcuni studiosi identificarono come la tavola menzionata sia dal Ghiberti che dal Vasari come creazione di Giotto per la chiesa di San Giorgio alla Costa.
In seguito manomessa nel primo Settecento per adattarla agli arredi della chiesa, a quel tempo in ristrutturazione, fu poi trasferita nel corso del Novecento al Museo Diocesano di Santo Stefano al Ponte, a poche centinaia di metri da Ponte Vecchio; dove, nel 1993, fu vittima di un danneggiamento a seguito della strage di via dei Georgofili, che colpì il capolavoro medievale, su cui restano tuttora visibili le lesioni causate da una scheggia nella veste dell'angelo.
L'immagine raffigura Maria su un trono col Bambino, che tiene in mano un rotolo, in allusione all'identità di Gesù come Verbo divino incarnatosi nel grembo della Vergine. Il probabile periodo di esecuzione dell'opera corrisponde agli anni di progettazione della e di avvio dei lavori della Cattedrale di Firenze, dedicata, appunto, a Maria. Infatti, sia la forma gotica dello schienale del trono di Maria che l’utilizzo di inserti musivi e di modanature di marmo rosa, rientrano nel lessico decorativo elaborato dal primo architetto della cattedrale Arnolfo di Cambio.
Un confronto, questo, che la collocazione del dipinto nel ‘belvedere’ prospiciente la ricostruita facciata arnolfiana, ospitata all'interno della Sala del Paradiso, intende suggerire. La Madonna col Bambino - nota come "Madonna dagli occhi di vetro" - scolpita da Arnolfo di Cambio per il Duomo qualche anno più tardi, infatti, fa parte della stessa tradizione fiorentina delle Maestà.
Giunta nella raccolta delle opere d'arte che l'Arcidiocesi fiorentina custodisce al fine di curarne al meglio la tutela, nei casi in cui le chiese di pertinenza non offrano più garanzie di sicurezza, l'opera di Giotto rischiava di rimanere pressoché inaccessibile, racchiusa in un deposito. Per queste ragioni, la decisione dell'Arcidiocesi di trovare una collocazione che permetta a tutti di poter godere di quest'opera giovanile di Giotto e di riconoscerne un'importante espressione della fede fiorentina verso la fine del XIII secolo.
Questo capolavoro duecentesco, infatti, completa il racconto degli inizi del Duomo: concept a cui mira l'innovativo allestimento museale inaugurato nell'ottobre del 2015, permettendo così ai visitatori una fruizione iconografica e formale della facciata arnolfiana nel suo autentico contesto di arte e fede. L'opera sarà visibile in museo da lunedì 12 febbraio.