Opera Magazine
19/01/2016
Tre capolavori ritornano nel patrimonio della Cattedrale di Firenze
L’Opera di Santa Maria del Fiore ha acquistato tre capolavori di Arnolfo di Cambio e Tino da Camaino appartenuti al patrimonio della Cattedrale di Firenze.
Le opere entreranno a far parte della collezione del nuovo Museo dell’Opera del Duomo, dove saranno esposte stabilmente. Si tratta di un’acquisizione molto importante, non solo per l’eccelsa qualità delle opere, ma anche perché restituisce alla città di Firenze tre elementi risalenti alla fase iniziale di costruzione e decorazione della Cattedrale, avviata nel 1296 dall’architetto e scultore Arnolfo di Cambio.
Le tre sculture erano state messe in vendita durante l’ultima Biennale Internazionale dell’Antiquariato di Firenze dalla Galleria Mehringer Benappi, da cui l’Opera di Santa Maria del Fiore le ha acquistate dopo un’attenta valutazione.
Nell’occasione la Galleria Mehringer Benappi ha donato all’Opera un’opera inedita: una testa in gesso dell’artista Urbano Lucchesi del 1883. Si tratta di uno studio preparatorio per la statua del San Giuda Apostolo, realizzata dall’artista per la facciata ottocentesca della Cattedrale di Firenze.
È di Arnolfo di Cambio la scultura in marmo che rappresenta un Apostolo e che sarà collocata sulla ricostruzione a grandezza naturale dell’antica facciata del Duomo di Firenze nel Museo dell’Opera del Duomo, nella posizione per cui originariamente era stata realizzata.
La figura marmorea, rimossa dalla facciata della Cattedrale nel 1587, passata dai depositi dell’Opera alla collezione dei marchesi Torrigiani nell’Ottocento, verrà ora reintegrata nel gruppo della Dormitio Virginis che si trovava nel timpano della porta meridionale della facciata del Duomo.
Le altre due sculture acquistate dall’Opera sono due angeli reggidrappo del maestro senese Tino di Camaino, provenienti dalla tomba del Vescovo Antonio d’Orso, realizzata intorno al 1321 per la controfacciata del Duomo di Firenze. Queste opere decoravano la cimasa del perduto tabernacolo architettonico del monumento. I due angeli, inginocchiati, guardano adoranti verso l’alto con in mano i lembi di un drappo (ora perduto).
Il monumento, spostato più volte all’interno del Duomo e senza il suo tabernacolo architettonico, fu riportato nella posizione originale solo nel primo Novecento.