Opera Magazine
02/02/2024
Il 2 febbraio cade la festa conosciuta con il nome popolare di “Candelora”, con la quale si celebrano due episodi evangelici, due atti devozionali compiuti dalla Sacra Famiglia nel Tempio di Gerusalemme 40 giorni dopo la nascita di Cristo per rispetto della legge mosaica: la Presentazione di Gesù al sacerdote e la Purificazione rituale della puerpera Maria. Cosa significa questa parola in relazione a questi racconti sacri?
La parola “Candelora”, diffusa con alcune varianti in tutta Italia, deriva da “candela” e allude al fatto che in occasione di questa festa il popolo riceve in chiesa ceri benedetti, che vengono accesi e trasportati fuori in processione per poi essere conservati nelle case. Le fiammelle di quelle candele hanno un significato simbolico correlato alla Presentazione di Gesù al Tempio, raccontato nel Vangelo di Luca (2,22-39) e in particolare alle parole dell’anziano sacerdote Simeone quando riconobbe nel Bambino il salvatore: “luce per illuminare le genti e gloria del tuo popolo Israele”. L’idea di Cristo come “luce” ricorre anche all’inizio del Vangelo di Giovanni “In lui era la vita e la vita era la luce degli uomini; la luce splende nelle tenebre, ma le tenebre non l'hanno accolta” (1, 4-5). È questo concetto della “luce” della salvezza cristiana quello simboleggiato dalla cerimonia delle candele accese: come l’anziano Simeone fu il primo a “riconoscerla” nel Tempio, così nelle chiese erano i sacerdoti a consegnare ai fedeli quelle luci, che poi le diffondevano a illuminare ogni famiglia e ogni angolo della città.
Ma nella sua forma rituale la festa ha origini più antiche: essa è in parte la trasposizione delle cerimonie rituali pagane dette “Lupercali”, che similmente si svolgevano a metà febbraio con grandi fiaccolate e, secondo altri, anche della festa popolare ebraica del “Lucernario”, anch’essa celebrata con l’accensione di torce e lampade. Poi, in epoca cristiana la festa della Candelora si diffuse a partire dall’oriente, dove si dava particolare risalto all’incontro tra Gesù bambino e Simeone e poi, intorno al VII secolo, fu accolta anche in occidente, dove però prevalse la commemorazione della Purificazione di Maria. Nel secolo scorso, con il Concilio Vaticano II le due componenti sono state ristabilite a pari dignità.
Il successo storico di questa festa liturgica in Italia è riprovato dalla diffusione in tutte le regioni di un famoso detto correlato alla sapienza agreste del calendario stagionale:
“Col giorno della Candelora dall'inverno siamo fora; ma se piove o c'è vento, siamo ancora dentro l'inverno”.
A Firenze questa festa è sempre stata celebrata con particolare partecipazione. Fin dalla metà del Quattrocento La candelora è la festa della Cattedrale di Santa Maria del Fiore, e sono molte le opere del nostro complesso che raffigurano la Presentazione di Gesù al tempio: lo vediamo rappresentato nei mosaici della volta del Battistero, nel trecentesco dittico in micromosaico di origine bizantina (oggi nel Museo), in una vetrata del tamburo della Cupola disegnata da Ghiberti nel 1445, in uno dei rilievi ghibertiani del cosiddetto “Maestro di Castel di Sangro”, del 1425-49ca. (anch’essi nel Museo) e in una delle tarsie lignee prospettiche della Sagrestia delle Messe della Cattedrale, realizzata da Giuliano da Maiano nel 1468. Forse alludono alla festa di luci della Candelora anche le bellissime tarsie marmoree raffiguranti candelabri in prospettiva nella cornice del timpano della Porta della Mandorla, opera di Nanni di Banco nel 1414-21. E che dire della Lanterna della Cupola di Brunelleschi? Non è forse anch’essa un’architettura posta nel luogo più alto della città che allude a una fonte luminosa? Non sembra quel faro di marmo una vera e propria “Luce per illuminare le genti”?