Opera Magazine
30/09/2021
La Pietà fiorentina di Michelangelo
Nota storica - Mons. Timothy Verdon, Direttore del Museo dell’Opera del Duomo
Tra le ultime sculture di Michelangelo, la più importante è l’incompiuta Pietà oggi al Museo dell’Opera del Duomo. Questo gruppo statuario realizzato a Roma fu iniziato intorno al 1547, quando Papa Paolo III chiamò Michelangelo a dirigere il cantiere della Basilica di San Pietro. Non fu una commissione papale, però, ma destinato al monumento funebre dell’ultrasettantenne Michelangelo, che diede al personaggio che sostiene Cristo i propri tratti fisiognomici.
Il periodo prolungato di elaborazione della Pietà è dovuto all’impegno dell’artista nel cantiere di San Pietro, che gli lasciava poco tempo per altri progetti. Lavorava al gruppo di notte, e Giorgio Vasari, che fece una visita notturna alla bottega di Michelangelo nel 1553, trovò l’anziano che scolpiva la Pietà a lume di lanterna. Vasari notò il tentativo dell’artista in quell’occasione di nascondere una correzione a una delle gambe del Cristo, ma dal suo testo non è chiaro se stia parlando della mancante gamba sinistra o della gamba destra. Notò anche la particolare durezza del marmo usato per la Pietà, dicendo che i colpi di scalpello producevano sfavilli.
O per il marmo difettoso o per l’insoddisfazione con quanto aveva realizzato, nel 1555 Michelangelo perse la pazienza e mutilò l’ancora incompiuta Pietà. Faticosamente riparato da un collaboratore, Tiberio Calcagni, che terminò la figura della Maddalena, il gruppo fu venduto al collezionista romano Francesco Bandini. Nel 1671 fu acquistato da Cosimo III de’ Medici, Granduca di Toscana, che nel 1674 lo fece trasferire a Firenze, in San Lorenzo, e poi, nel 1722 in Duomo, da dove arrivò al Museo nel 1981. Nel 2015 fu ricollocato nella posizione attuale, in un’aula dedicata del Museo rinnovato e ingrandito, su una base alta che evoca l’altare eucaristico per cui Michelangelo intendeva l’opera.
Nessun documento attesta un restauro o una pulitura in profondità della Pietà prima del 2019, quando l’Opera, con il sostegno dei Friends of Florence, avviò il l’intervento che ora presentiamo.
Mons. Timothy Verdon
Direttore del Museo dell’Opera del Duomo