Opera Magazine
03/05/2021
Il Museo dell’Opera del Duomo compie 130 anni!
L'apertura del Museo avvenne il 3 maggio 1891: da allora i suoi spazi si sono ampliati e le opere esposte si sono moltiplicate fino a farne una eccellenza mondiale
Il Museo dell’Opera del Duomo di Firenze ha la propria sede naturale negli ambienti acquistati al principio del XV secolo dall’Opera del Duomo: quest’istituzione secolare, creata nel 1296 per amministrare la costruzione della cattedrale e che poi sopravvisse per curarne la conservazione, scelse questi spazi per i propri uffici, laboratori e magazzini, cosicché possiamo dire che le opere qui conservate sono, in molti casi, tornate al loro luogo di origine. Ma l’idea di istituirvi un vero e proprio Museo è assai più tarda: è a partire dalla seconda metà del XIX secolo che ci si iniziò a preoccupare di come conservare, promuovere e valorizzare oggetti antichi e di valore artistico notevolissimo che nei secoli si erano andati accumulando disordinatamente nei depositi o – nel peggiore dei casi – erano stati dispersi in collezioni private e di altri musei; si pensi che nel 1822 furono alienate 37 opere, trasferite nelle Regie Gallerie.
Il primo a formulare l’idea di un museo dell’Opera del Duomo era stato, già nel 1851, Cesare Guasti, archivista dell’Opera, con l’intento di dare una collocazione adeguata agli antichi corali della Cattedrale e agli altri manufatti giacenti nei depositi. Negli anni Settanta il Ministero concesse il nulla osta per fondare il museo, ma il progetto per vari motivi non decollò.
Nel 1883, prima che le Cantorie di Donatello e di Luca della Robbia fossero collocate al Bargello con un progetto di allestimento permanente, la Deputazione Secolare dell’Opera aveva chiesto alle Regie Gallerie di rientrarne in possesso.
Nel 1885 fu affidato all’architetto Luigi del Moro il compito di progettare l’adattamento a spazi museali di alcuni locali adibiti a deposito, al n. 9 di Piazza Duomo. Il Del Moro conferì a questi ambienti un elegante aspetto neo quattrocentesco. Il Ministero dell'Istruzione Pubblica, esaminato il progetto, il 29 novembre 1886 dette il proprio nulla osta e così nacque il Museo. Erano gli stessi anni del completamento della nuova facciata del Duomo, progettata dal De Fabris, che fu inaugurata nel maggio del 1887. L'apertura del Museo avvenne il 3 maggio 1891, con l'intervento di alti e distinti personaggi tra cui S.A.R. il duca d'Aosta e il cav. Guido Carocci, Ispettore del Reale Commissariato di Belle Arti, che pronunciò un discorso nella Sala delle cantorie. In questa occasione venne stilato anche il primo inventario delle opere d'arte del Museo e venne pubblicato il primo catalogo. All’ingresso il visitatore era accolto dalla Madonna “dagli occhi di vetro” di Arnolfo di Cambio; proseguendo, lungo lo scalone, si ammiravano diversi frammenti lapidei dell’antica facciata e del coro cinquecentesco della cattedrale, mentre al piano nobile si trovavano affrontate a parete le due cantorie, circondate dai modelli lignei seicenteschi per la facciata, l'Altare e la Croce d'argento del Battistero e i Ricami del parato di San Giovanni del Pollaiolo. Oltre questa sala centrale, se ne trovava una seconda dove era posta la collezione dei progetti per la facciata ottocentesca. Negli anni seguenti si intraprese un lavoro di recupero per il Museo di altri capolavori provenienti dai monumenti dell’Opera anche con l’aiuto di libere donazioni di privati cittadini. Molte delle sculture superstiti della facciata medievale della Cattedrale furono ritrovate sparse nei giardini reali e privati;
Negli anni Trenta furono inaugurate la sala dedicata a Brunelleschi e la sala delle sculture dell’antica facciata. Alla riapertura del museo nel 1948, dopo la seconda guerra mondiale, nella sala delle Cantorie furono collocate le sculture dei profeti del Campanile di Giotto, sostituiti in loco da copie. Passo dopo passo il Museo dovette ampliare i propri spazi incorporandone altri attigui: nel 1954 furono inaugurate, su progetto dell’architetto Rodolfo Sabatini, la sala degli antichi corali e la cappellina ottagonale, destinata a custodire i più preziosi reliquiari di Santa Maria del Fiore e del Battistero, che per tale ragione fu dotata di altare e consacrata dall’Arcivescovo Florit. Tra il 1965 e il 1970 anche i rilievi del Campanile di Andrea Pisano e Luca della Robbia furono trasferiti al Museo e sostituiti in loco da copie. Pochi anni dopo, un altro capolavoro entrava nella collezione: la Maddalena di Donatello, fino ad allora conservata in Battistero, dove fu colpita gravemente dall’alluvione del 1966. Nel 1981 fu la volta della Pietà Bandini di Michelangelo che fino ad allora si trovava in Cattedrale.
Nel 1989 gli uffici e l'Archivio dell'Opera furono spostati in via della Canonica e ciò rese possibile un ampliamento del Museo, che fu ridisegnato e riallestito da Luigi Zangheri e David Palterer e che vide la riapertura in occasione del Giubileo del 2000. Il Nuovo Museo contava ora 14 sale.
Nel 2012, a seguito di lunghi e complessi restauri tornavano nel Museo entro teche di ultima generazione anche l’Altare e la Croce d’argento del Battistero e la monumentale Porta del Paradiso di Lorenzo Ghiberti.
Tre anni dopo, nel 2015, il Museo ha conosciuto un nuovo, notevole ampliamento grazie all’acquisizione degli spazi dell’antico Teatro degli Intrepidi, e una poderosa innovazione dell’allestimento a cura di Mons. Timothy Verdon (attuale direttore del Museo), in una struttura in tutto nuova progettata dallo studio Guicciardini e Magni, con la partecipazione di Adolfo Natalini. Dopo i Musei Vaticani il Museo dell’Opera del Duomo conserva oggi la più importante collezione di arte sacra d’Europa, nonché una delle più importanti collezioni di scultura rinascimentale del mondo; esso conta quasi ottocento opere, ordinate lungo un percorso di 28 sale disposte su tre piani secondo una logica didattica e rievocativa che vede il supporto di molti strumenti multimediali innovativi.