Opera Magazine
09/11/2020
Santa Reparata
Un viaggio indietro nel tempo, fino alle origini della storia, della fede e dell’arte di Firenze.
I resti dell’antica basilica di Firenze, intitolata a santa Reparata, sono conservati sotto il pavimento della Cattedrale e sono visitabili in un suggestivo percorso archeologico sotterraneo; è una visita che ha il sapore di un viaggio indietro nel tempo, fino alle origini della storia, della fede e dell’arte di Firenze. Discendendo nel sottosuolo per una scalinata si entra in un percorso composto da vari livelli, testimonianza del passare dei secoli. Gli scavi, condotti tra il 1966 e il 1972 hanno poi portato all’apertura al pubblico dell’area archeologica. Oltre alle preziose informazioni storiche ottenute gli scavi hanno portato alla luce straordinari manufatti e tombe. Fu straordinario il ritrovamento della tomba del grande Filippo Brunelleschi: ogni anno turisti da tutto il mondo vengono visitare questo sepolcro e a rendere omaggio al grande genio autore della cupola del duomo e “inventore” del Rinascimento. Fonti storiche dicono che dovrebbero esserci anche le tombe di Giotto e di Arnolfo di Cambio, ma i loro resti non sono mai stati ritrovati…
Le origini: chi era santa Reparata? Prima che i fiorentini avviassero la costruzione della gigantesca cattedrale nel 1296, la più piccola chiesa di Santa Reparata faceva da duomo della città. Santa Reparata è una santa martire orientale, morta intorno al 250 d.c., e il suo culto a Firenze coincise con un fatto storico fondamentale per la storia della città: sarebbe stato per intercessione miracolosa di Reparata che il 23 agosto del 406 d.c. furono sconfitti i barbari ostrogoti di Radagaiso che minacciavano Firenze. Si presume che sia stato lo stesso vescovo Zanobi, anche lui poi eletto santo e patrono, a invocare Reparata a difesa dal terribile nemico di fede non cattolica, ma ariana.
A questo tempo, intorno al l’inizio del V secolo, risalgono i resti della chiesa più antica: questa sorgeva all’interno delle mura della Florentia romana, nel settore nord orientale della città. La chiesa era costituita da blocchi di pietra arenaria; raggiungeva i 50 metri di lunghezza per 25 di larghezza, aveva orientamento verso est ed era a pianta basilicale, a tre navate separate da due file di 14 colonne realizzate in pietra ed esternamente intonacate, con facciata a spioventi e abside emisferico: il pavimento in mosaico è un capolavoro di maestranze romane delle migliori botteghe del tempo, operanti in nord-africa, regione con cui i fiorentini avevano stretti rapporti commerciali. Il mosaico vede raffigurati motivi geometrici e un grande pavone, simbolo di eternità e resurrezione, affianco al quale sono i nomi dei benefattori che finanziarono la decorazione.
Nel IX secolo, tra il tramonto della dominazione longobarda e la rinascenza dell’epoca di Carlo Magno, la chiesa fu rinnovata: gli antichi mosaici furono coperti con un nuovo pavimento in cotto, le colonne sostituite da pilastri, sul lato meridionale (dove ora è il book-shop) fu costruita una cappella e ai lati dell’abside furono costruite due torri campanarie. In questo tempo giunsero da San Lorenzo le reliquie di San Zanobi. Per accogliere le venerate reliquie fu scavata una prima cripta. All’epoca longobarda risalgono le rarissime e preziose fibbie ritrovate durante gli scavi e ammirabili nella vetrina maggiore.
Ancora, tra l’XI e il XIII secolo Firenze divenne capitale della Tuscia e poi libero comune dalla fiorente economia; la chiesa fu di nuovo ampliata: fu rialzata su sette grandi pilastri, fu costruita una cappella a sud, speculare a quella settentrionale, furono erette le due absidiole ai lati dell’abside centrale e fu stesa una nuova pavimentazione in cotto. La struttura stessa della chiesa mutò: l’area del presbiterio fu sopraelevato sulla cripta, congiunta al resto della basilica tramite una scalinata come nelle maggiori chiese romaniche (doveva ricordare la basilica fiorentina di San Miniato). Nella cripta dovettero esser poste anche le sepolture di due papi: Stefano IX e Niccolò II, morti rispettivamente nel 1058 e nel 1061 e dei quali in una teca si conservano, miracolosamente intatti, i due pallii.
Al XIII e XIV secolo risalgono le bellissime e numerose lapidi collocate in vari punti della chiesa: alcune con i ritratti dei defunti a figura intera, iscrizioni, stemmi e simboli araldici talora corredati da una ricca policromia pittorica o a intarsio. È splendida la grande tomba del gonfaloniere Giovanni de’ Medici, in marmi intarsiati e scolpiti, nel cui interno sono stati ritrovati una grande spada e un paio di speroni, oggi conservati nella teca centrale.
Infine, in corrispondenza dell’area presbiteriale si ammirano resti delle pitture parietalidi cui era rivestita l’intera chiesa. I resti, raffiguranti storie sacre e tendaggi, coprono un arco cronologico compreso tra il XII e la metà del XIV secolo. Particolarmente ben conservato è l'affresco dell'abside minore meridionale raffigurante Cristo vir dolorum fra la Madonna e San Giovanni evangelista. La pittura è riferibile alla metà del Trecento, quando intorno a Santa Reparata erano già state erette e decorate le mura e la facciata della nuova cattedrale; ciò prova che l’antico tempio continuò ad essere officiato fino alla sua demolizione, nel 1375.