Opera Magazine
16/07/2018
Alla ricerca dell'Opera dispersa: l'Opera del Duomo negli altri musei
Nel corso dei secoli alcuni oggetti sono “sfuggiti” al complesso monumentale di S. Maria del Fiore defluendo in altri luoghi, sotto altre proprietà. E nonostante gli sforzi dell’Opera per recuperarli, hanno preso strade diverse e oggi si trovano in altri musei, italiani ed esteri.
Fin dal 1292, e per tutto il corso della sua storia secolare, l’Opera di Santa Maria del Fiore ha provveduto prima alla creazione e poi al mantenimento del suo patrimonio artistico. Con il trascorrere dei secoli, trasformazioni e opere di rinnovamento delle sue parti decorative e dei suoi spazi, dovute alle ragioni più disparate, hanno portato alla formazione di una collezione che per anni è rimasta al sicuro nei depositi dei magazzini, e poi, tra il 1891 e il 2015, è stata allestita per la pubblica fruizione nel Museo.
Nonostante questo alcuni oggetti sono “sfuggiti” al complesso monumentale di S. Maria del Fiore defluendo in altri luoghi, sotto altre proprietà, e nonostante gli sforzi dell’Opera stessa e dello Stato italiano di recuperarne la maggior parte, alcuni di essi hanno preso strade diverse e si trovano oggi in altri musei, italiani ed esteri. Questo patrimonio “alienato” è notevole, e comprende molte epoche e celebri artisti.
Un primo importante capitolo di queste dispersioni si aprì nel 1587 con la demolizione dell’incompiuta facciata arnolfiana. Delle tante sculture che la componevano, molte finirono nei giardini e nei palazzi di case private fiorentine e, tra il XIX secolo e oggi, gran parte di esse furono progressivamente ritrovate e riacquistate. Ma una piccola parte ha preso definitivamente collocazione altrove e di esse è stato concesso di riprodurne repliche o copie, che oggi completano il ri-allestimento evocativo della facciata trecentesca nella sala del Paradiso del Museo dell'Opera.
Tra queste è da ricordare anzitutto il gruppo della sfortunata Dormitio Virginis, con la Vergine distesa abbracciata da un apostolo e con le teste di due altri apostoli dolenti: scolpito da Arnolfo di Cambio per la lunetta del portale destro della facciata e poi giunta al vecchio Kaiser Friedrich Museum di Berlino, qui fu gravemente danneggiato alla fine della Seconda Guerra Mondiale, tanto che nella sua nuova sede, il Bode-Museum di Berlino, appare oggi ridotto a lacerto; fortunatamente al Museo dell’Opera se ne conserva un calco antico che ne ha preservato la memoria delle forme originarie.
Un’altra opera di Arnolfo proveniente dagli ordini superiori dell’antica facciata è l’Angelo adorante che si può ammirare oggi all’Harvard University Art Museum di Cambridge (Massachusets); e dallo stesso luogo provengono anche i due notevoli Santi protomartiri Stefano e Lorenzo, attribuiti a Piero di Giovanni Tedesco, e attualmente al Louvre. Di queste sculture il Museo dell’Opera del Duomo ha integrato l’allestimento con delle copie. Altri frammenti della ricca facciata arnolfiana sono rimasti a Firenze, ma depositati in musei e altri luoghi: alcune teste di santi o profeti si trovano al Museo Nazionale del Bargello e – infine – di Arnolfo sono i corpi acefali di un Diacono e di un Assistente che affiancavano il Bonifacio VIII nella sua edicola, che sono tutt’oggi in collezione privata.
Uno dei pezzi più antichi e preziosi tra quelli alienati proviene dal Battistero; si tratta del fregio in bronzo dorato raffigurante profeti e santi, firmato da Andrea Pucci Sardi da Empoli e datato al 1313, che stava sull’altare romanico prima della demolizione dello stesso nel XVIII secolo. È questo un capolavoro di oreficeria giottesca, oggi esposto nel Museo del Bargello. Ancora più antiche sono alcune Formelle dell’antico fonte battesimale, recentemente rinvenute nella chiesa di San Francesco a Sarteano (Siena).
Un capolavoro del gotico fiorentino, attribuito a Lorenzo Monaco, la splendida Pala raffigurante una catena di intercessioni tra alcuni devoti, la Madonna del latte, Cristo e Dio Padre con la Colomba dello Spirito Santo, che si trovava nella cappella gentilizia Pecori Giraldi, in controfacciata della Cattedrale, dopo essere stata alienata nel XIX secolo in occasione del rinnovamento neogotico degli interni, fa ora mostra di sé in una delle sale più importanti del Metropolitan Museum di New York. Ed è questa, davvero, una perdita importante.
Arrivando al XV secolo si potrebbe far menzione del David marmoreo, che fu eseguito dal giovane Donatello per uno dei contrafforti esterni della cattedrale; ma già nel 1416 questa statua fu ceduta dall’Opera alla Signoria, e oggi ha casa nel Museo Nazionale del Bargello. Ancora attribuiti a Donatello sono i due Putti reggicandela bronzei, che stavano quasi certamente a cavalcioni del parapetto della Cantoria di Luca della Robbia e che, rimossi in un momento del progressivo smantellamento delle antiche cantorie (XVII e XIX secolo), sono arrivati in Francia, al Jacquemart-André di Parigi; due repliche, gentilmente concesse dal museo francese, sono ora nella loro collocazione originale nel Museo dell’Opera.
Al Museo del Bargello sono poi stati ceduti due Rilievi marmorei di Luca della Robbia raffiguranti scene della vita di San Pietro, che erano formelle per la mai completata decorazione di due altari della Cattedrale. Ancora al Bargello si può ammirare una bellissima e vibrante Madonna col Bambino tra angeli, in marmo lavorato a bassorilievo, di mano di Agostino di Duccio (uno dei migliori seguaci di Donatello), proveniente dai tesori dell’Opera, ma la cui originale collocazione era la Cappella dei Pittori nella Basilica di SS. Annunziata.
Tra le opere disperse ci sono poi quelle realizzate nel XVI secolo. Si potrebbe cominciare citando la scultura più famosa del mondo: il David di Michelangelo. Questo capolavoro fu infatti commissionato al Buonarroti dall’Opera di Santa Maria del Fiore e nei suoi locali (oggi sede del Museo), la scolpì, perché la sua destinazione sarebbe dovuta essere uno degli speroni della tribuna nord del Duomo. Ma tale era la sua bellezza che, appena concluso, il gigante di marmo prese la strada di Piazza della Signoria e da qui, nel 1873, fu trasportata nella sede della Galleria dell’Accademia e collocato sotto la tribuna nel 1884. Nello stesso museo è presente anche il marmo non-finito raffigurante San Matteo: anch’esso capolavoro del Buonarroti, commissionato dall’Opera come primo di una serie di statue di apostoli da porsi all’interno della Cattedrale, e ceduto in deposito alla Galleria dell’Accademia nel 1832 (non senza forti reclami), dove, da inizio Novecento, è esposto assieme ai celeberrimi marmi michelangioleschi dei Prigioni.
Ancora nel XIX secolo, nel corso dei lavori di “ripristino” in stile gotico della Cattedrale fu smantellato il ricco coro decorato da sculture e bassorilievi di Baccio Bandinelli e di Giovanni Bandini: parte degli 88 rilievi con figure di profeti e filosofi rimasero in loco, nell’esterno del recinto superstite, altri sono confluiti nelle collezioni del Museo dell’Opera del Duomo, così come uno dei grandi archi che lo cingevano (il resto dei marmi smantellati fu venduto a privati). Ma le statue dei Progenitori hanno trovato casa nel Museo del Bargello; mentre il grande Dio Padre benedicente che troneggiava sull’altare è stato ceduto all’Opera di Santa Croce, dove tutt’oggi lo si ammira uscendo dalla Cappella Pazzi.
Sotto di lui vi era il colossale Cristo morto sorretto da angeli: anche questo (oggi privo del secondo angelo) fu ceduto all’Opera di Santa Croce nel XIX secolo, e lo si può ammirare nella Cripta della Basilica. Anche un’altra opera del Bandini, un Bacco su botticella, similmente ceduto al Bargello, proviene dai depositi dell’Opera di Santa Maria del Fiore, benché la sua provenienza originaria sia ignota.
In conclusione, è da citare anche il grande patrimonio di libri corali miniati antichi, che alla fine del XVIII secolo, sotto i Lorena, passarono per la maggior parte ad arricchire il tesoro librario della biblioteca Laurenziana di Firenze, dove ancora oggi si trovano. In verità il patrimonio artistico disperso è ancora più ampio di quanto elencato (ad esempio: le porte ottocentesche della Cattedrale, cedute alla Basilica di Santa Croce) e comprende moltissimi oggetti anche di “arte minore”, quali reliquiari, paramenti sacri, nonché opere di grafica (soprattutto progetti per la facciata o relativi alle architetture del complesso monumentale).
L’Opera prosegue nella sua missione statutaria di incrementare la propria collezione di quei pezzi che le appartenevano o che le sono storicamente afferenti. Recentemente, ad esempio, sono stati acquistati presso un privato sia l’Apostolo Tommaso dal gruppo della Dormitio Virginis di Arnolfo, che due Angeli reggicortina dal Monumento al Vescovo Orso; e così, nel 2018, anche un progetto per la facciata di Santa Maria del Fiore del XIX secolo, passato in asta a Milano, è entrato nelle collezioni di grafica del Museo.