Opera Magazine
08/09/2014
Oltre 700 anni fa veniva fondata Santa Maria del Fiore
L'8 settembre l'Opera di Santa Maria del Fiore festeggia la ricorrenza della propria fondazione. Ne parliamo con Enrica Neri.
Partiamo proprio dalla data scelta come ricorrenza della fondazione di Santa Maria del Fiore: l'8 settembre, probabilmente del 1296. Una data significativa per il legame con la figura di Maria, poiché in questo giorno si festeggia la natività Mariana, ma anche controversa dal momento che non tutte le fonti sono concordi nel riportare come anno di fondazione il 1296.
La prima volta che il nome di Santa Maria del Fiore fa la sua comparsa è nella Cronica di Giovanni Villani, compilata tra il 1322 e il 1348. Il Villani scrive che si cominciò a fondare la chiesa maggiore di Santa Reparata con grande solennità "il dì di Santa Maria di settembre” alla presenza di un legato papale, di alcuni vescovi e delle magistrature cittadine e che si consacrò all’onore della Vergine, chiamandola Santa Maria del Fiore. Egli indica però come anno il 1294, che per vari riscontri storici non può essere accolto. La notizia circa l’anno di fondazione, sebbene non esatta, non è del tutto errata, perché rende bene l'idea di come sia impossibile stabilire una data certa e unica quale inizio di costruzione della cattedrale. Come tutti i grandi cantieri anche quello di Santa Maria del Fiore ha avuto bisogno di una lunga preparazione e di un'organizzazione non solo tecnica, ma anche economica, come attestano i documenti degli ultimi due decenni del Duecento.
L'altra fonte di cui disponiamo è l'iscrizione sulla lapide di marmo, commemorativa della fondazione, murata sul fianco sud della cattedrale di fronte al campanile di Giotto, scritta in versi leonini, la cui storia si lega strettamente alle vicende costruttive di Santa Maria del Fiore. Sebbene l’epigrafe ricordi l'avvenimento con dovizia di particolari e nomini perfino Arnolfo quale architetto, non è da ritenersi coeva all’evento perché è stata probabilmente scolpita nella seconda metà del Trecento (post 1368), come indicano riscontri storici e segnalano sia i caratteri grafici e la loro distribuzione, sia la qualità letteraria dei versi, corrispondenti a un clima preumanistico. Candidati ad autori del testo sono infatti due figure autorevoli nell’ambito fiorentino: il teologo Luigi Marsili e il giureconsulto Luigi della Torre, nominato nel 1366 dai consoli e dagli Operai tra gli otto valenti cittadini scelti come consulenti per la continuazione dei lavori per la costruzione del Duomo. Il problema più vistoso contenuto nella lapide sta proprio nell’impossibilità di interpretare con sicurezza l’anno derivante dallo scioglimento del verso
ANNIS. MILLENIS. CENTUmBIS. OTTO. NOGENIS.
Dal punto di vista epigrafico sembra preferibile accogliere l’opzione 1298; dal lato storico l’opzione 1296. Infatti nell'epigrafe è riportato anche il nome del vescovo Francesco Monaldeschi, figura di spicco all'interno della curia papale e vicino a Bonifacio VIII. Egli già aveva maturato esperienze in merito, con l' avvio della costruzione del Duomo di Orvieto. Nominato nel 1295 vescovo di Firenze, può aver dato impulso ai lavori già a partire dall’anno successivo. L'altra figura citata nell'iscrizione è un cardinale legato pontificio, probabilmente Pietro Valeriano da Piperno che, arrivato a Firenze nel 1295 rimane in città fino alla fine del 1296. Per questo motivo, anche se da un punto di vista epigrafico il 1298 sembra più certo, è più plausibile che l’atto di fondazione-consacrazione sia avvenuto nel 1296.
Quali sono le esigenze che hanno portato alla costruzione della nuova ecclesia maior destinata a prendere il posto dell'inadeguata Santa Reparata?
Come riporta il Villani, la vecchia cattedrale era 'piccola e di molto grossa forma', non più confacente quindi alla grandezza di Firenze. Il popolo e il comune si aspettavano una chiesa di grandi dimensioni e di notevole impatto, in grado di competere con le cattedrali di Siena e di Orvieto, perché la magnificenza della costruzione avrebbe accresciuto il prestigio della città e anche il clero e lo stesso papa Bonifacio VIII ne erano sostenitori. Per questo si rese necessario conferirle maggiore risalto anche dal punto di vista urbanistico. E’ sempre il Villani a comunicarcelo dicendo che la volontà fu quella di 'crescerla e trarla addietro' e di 'farla tutta di marmi con figure intagliate'. Santa Reparata era infatti troppo vicina al Battistero ed era di pietra, quindi non avrebbe potuto reggere il confronto con la monumentalità e il cromatismo delle nascenti cattedrali gotiche. Si decise, perciò, di arretrarla creando una vera e propria platea davanti alla facciata, che, acquisendo risalto, sottolineava l’importanza del Duomo, divenuto uno dei due poli di riferimento, con il Palazzo dei Priori, nel nuovo disegno di Firenze. In questi anni si stava infatti ridisegnando la città con un progetto ambizioso in cui fu coinvolto anche Arnolfo di Cambio.
Arnolfo fa la sua comparsa ufficiale solo nel 1300 quando, come riportano le Provvisioni, il Consiglio dei Cento lo esonera dalle tasse in virtù del 'magnifico e visibile principio' della costruzione del Duomo, ovvero l’impianto della facciata, con cui si era dato avvio a quello che i fiorentini speravano risultasse il tempio più bello e solenne fra tutti quelli della Tuscia . La cattedrale viene di fatto ricostruita e la volontà di farla nuova e non di limitarsi a restaurare la Santa Reparata è testimoniata anche dai documenti relativi al progetto compresi tra il 1293 al 1300. Infatti, mentre nelle più antiche testimonianze si accenna a "reparare" la vecchia Cattedrale, nelle più recenti si usa l'espressione “de novo edificare”. Questo intreccio di dati sembra spingerci a optare per il 1296 quale data di fondazione, dal momento che nel 1300 Arnolfo di Cambio ha già realizzato parte della facciata della cattedrale. Il suo restante contributo è probabile che cada entro il 1302-1303, dal momento che più niente sappiamo di lui, se non il giorno di morte: 8 marzo di un anno imprecisato, compreso entro il 1310. All’aprirsi del nuovo secolo scomparvero anche i maggiori sostenitori ecclesiastici della costruzione della cattedrale: il vescovo Monaldeschi, Matteo d’Acquasparta, Bonifacio VIII.
A sovraintendere il cantiere per la costruzione di Santa Maria del Fiore viene chiamato Arnolfo di Cambio al tempo più noto come scultore che come architetto e urbanista. Per quale motivo la scelta ricade su di lui?
Arnolfo di Cambio in realtà ha operato con una concezione architettonica anche progettando le sculture e si è firmato 'Architetto' nel sacello di Bonifacio VIII. Fino ad allora aveva scolpito statue onorarie di sovrani (Carlo d’Angiò), fontane civiche (Perugia) monumenti funebri di papi e di prelati legati alla curia. Bisogna inoltre tener presente che l'arte gotica si afferma dapprima nell’Italia centrale non tanto con poderosi edifici, ma attraverso architetture in scala ridotta, ovvero i pulpiti di Nicola e Giovanni Pisano, le fontane degli stessi e di Arnolfo, i cibori romani di quest’ultimo. In tutte queste opere l’artista è scultore e architetto insieme per cui diviene veramente sottile il discrimine tra scultura architettonica e architettura scolpita. La scelta dei fiorentini è caduta su di lui perché godeva del favore curiale e papale e della familiarità con gli Angiò, poteri alleati con Firenze; ma anche perché era, con Giovanni Pisano, l’architetto-scultore più innovativo del momento. Dal canto suo egli è stato in grado di fondere l’eredità dell’arte classica con le novità del gotico di Francia, declinandole con il contributo della tradizione cosmatesca romana: elementi tutti che ha portatato nell’impaginazione della facciata e nello stile del suo arredo scultorio, accendendo con la più vivace cromia del mosaico la pelle di una città che, per tradizione, era legata alla dicromia del marmo bianco e verde.