Opera Magazine
14/10/2024
Piazza del Duomo al tempo di Dante
Un viaggio nel cuore di Firenze prima del Rinascimento
Viaggio alla scoperta di Piazza del Duomo al tempo di Dante
Com’era piazza del Duomo quando il duomo che voi conoscete, con il campanile di Giotto e la cupola di Brunelleschi, ancora non esisteva? Immaginiamo allora di tornare indietro di 740 anni circa, al tempo di Dante Alighieri. Alla fine del XIII secolo Firenze era economicamente, demograficamente e culturalmente una delle città più fiorenti d’Europa. Per rispondere a questo picco storico il governo cittadino affidò ad Arnolfo di Cambio - uno dei più geniali architetti e scultori del tempo - il rinnovamento della sua forma urbana, ed egli eresse una nuova, estesa e possente cinta muraria, un nuovo Palazzo del governo (detto poi Palazzo della Signoria o Palazzo vecchio), immense basiliche per i nuovi ordini religiosi, l'ammodernamento di altre e…una nuova, gigantesca Cattedrale. Fino ad allora il centro religioso della città era costituito dal marmoreo prisma ottagonale del Battistero di San Giovanni, allora antico già di quasi tre secoli nella forma con cui lo vediamo ancora oggi. Di fronte al venerato tempio, non ancora illuminato dalle monumentali porte in bronzo dorato né da gruppi scultorei, si trovava l’antica basilica intitolata a Santa Reparata, già cattedrale. Quest'edificio, di fondazione paleocristiana (V secolo circa), ma evoluta nei secoli in forme romaniche, era divenuta inadeguata alle nuove dimensioni di Firenze (la cui popolazione contava tra i 70 e i 100 mila abitanti), nonostante che la sua pianta basilicale, a tre navate con presbiterio rialzato e cripta, misurasse 50 metri di lunghezza per 25 di larghezza.
Sui lati della basilica si ergevano due torri campanarie, sul fronte presentava probabilmente un portico e quasi certamente alcune porzioni delle pareti esterne erano ornate con i tipici motivi del romanico fiorentino di marmi bianchi e verdi intarsiati a motivi geometrici, alternati forse anche a decorazioni musive e sculture. Tutt’intorno, come testimonia anche il Boccaccio nella novella del Decameron con Guido Cavalcanti, si estendeva un’antica area cimiteriale, connotata da arche marmoree e altri generi di sepolture, di varie età e fattura, tra cui alcune molto preziose, di epoca romana (un certo numero di queste è oggi conservato nel Museo, altre furono riutilizzate nel Medioevo e collocate in Battistero). A nord, adiacente ai sagrati del Battistero e di Santa Reparata, sorgeva l’ospedale di San Giovanni evangelista, fondato nell’XI secolo e forse il primo "spedale" di Firenze, cioè la più antica realtà assistenziale della città. Quest’edificio dovette essere demolito nel 1296, quando si decise di allargare la piazza per far posto al nuovo duomo e il suo aspetto originario rimane pressoché sconosciuto. Gli irregolari edifici circostanti erano più a ridosso ai due templi così che questi apparivano con maggior effetto a chi giungeva in piazza uscendo dagli incerti e stretti reticolati viari circostanti: i palazzi sui fianchi della cattedrale furono “normalizzati” in concomitanza con l’erezione del nuovo edificio, e quello meridionale, caratterizzato da un’area cimiteriale, fu ampliato e regolarizzato nell’Ottocento, con la costruzione dei tre palazzi dei canonici, su progetto dell’architetto Baccani.
A ovest sorgeva, come oggi, il Palazzo vescovile, ma nella sua forma medievale precedente all’ammodernamento compiuto da Dosio nel Cinquecento in seguito all’incendio che l’aveva devastato nel 1533. L’edificio era in posizione molto più avanzata, giacché era costituito da due diversi corpi di fabbrica: un "Vescovado Nuovo" dove si trova l’attuale, e un "Vescovado Vecchio" molto più avanzato e quasi a ridosso del Battistero. Tra i due edifici passava una strada ed essi erano collegati da un cavalcavia. Alla fine dell’Ottocento, nell’ambito dei lavori del cosiddetto “risanamento” del centro storico di Firenze, il vescovado “vecchio” risultò d’ostacolo ai progetti di allargamento dell’area intorno al battistero e fu demolito. Fu conferito al nuovo palazzo l’aspetto del fronte del Dosio, seppure con rilevanti modifiche, anche nelle dimensioni. Da lì, verso sud, il prospetto della piazza era chiuso dalle case dei Pecori, anche queste demolite nell’Ottocento. Era quindi una piazza che aveva un volto assolutamente diverso dall’attuale, più simile a quella di un borgo medievale che della grande città protagonista del rinascimento prima e capitale di un regno moderno poi. Il genio di Arnolfo segnò davvero il passo di un passaggio d'età e ancora oggi, chi vive Firenze vive in gran parte nel suo sogno di architetto.