Opera Magazine
16/12/2020
I Medici e il Duomo di Firenze
I Medici, una delle più importanti e ricche famiglie fiorentine a cui da sempre si lega il nome di Firenze e del Rinascimento ha lasciato un’impronta importante nel cuore religioso della Città: la Cattedrale.
I Medici, una delle più importanti e ricche famiglie fiorentine a cui da sempre si lega il nome di Firenze e del Rinascimento ha lasciato un’impronta importante nel cuore religioso della Città: la Cattedrale.
Nel Trecento Giovanni dei Medici, gonfaloniere, fu sepolto nell’antica basilica di Santa Reparata con una bella tomba in marmi intarsiati e alcune belle pale che ornarono gli altari del duomo recano lo stemma mediceo a sigillo della loro commissione: il San Zanobi di Giovanni del Biondo nel primo pilastro di sinistra e la Santa Caterina d’Alessandria di Bernardo Daddi oggi al Museo. Successivamente, nel Quattrocento, molti degli artisti protagonisti del Rinascimento che lavorarono in Cattedrale erano intimamente legati ai Medici: ad esempio Donatello, Brunelleschi e Michelangelo... Ancora in Cattedrale nel 1478 si svolse la congiura dei Pazzi, dove perse la vita Giuliano, il fratello minore di Lorenzo il Magnifico. Lo stesso Lorenzo promosse l’esecuzione dei monumenti funebri dei grandi artisti con epigrafi e busti ritratto disposti lungo le navate: quello di Giotto, Brunelleschi e Squarcialupi di Benedetto da Maiano e bottega.
Le commissioni si intensificarono nel secolo successivo, a partire dal 1537, quando Firenze cessò di essere una Repubblica e divenne un Ducato in mano ai Medici. Il primo della dinastia regnante, Cosimo I, decise di evolvere la Cattedrale da centro della vita religiosa e civile dei fiorentini a palcoscenico della regalità. Avviò allora un imponente programma di lavori che mutò l’aspetto severo e austero dell’interno della Cattedrale in una fastosa policromia di marmi, pitture parietali e statue.
Nel 1547 l’area del coro, al centro del presbiterio, fu totalmente rinnovata. Esisteva già un coro ligneo, realizzato su disegno di Filippo Brunelleschi, di forma ottagonale con i parapetti coronati da un colonnato trabeato, ma dopo un secolo stava deperendosi e il granduca affidò allo scultore di corte Baccio Bandinelli e a Vincenzo Danti e Giovanni Bandini, suoi collaboratori, di realizzarne uno nuovo. Esso aveva pianta ottagonale, con i parapetti esterni ornati in bassorilievo dalle figure di 88 profeti o filosofi antichi e coronato da un mastodontico colonnato trabeato, segnato da tre giganteschi archi. L’altare era sormontato da colossali statue di Cristo deposto e di Dio Padre. Il coro fu poi parzialmente demolito in epoca lorenese e le sue parti furono o vendute o trasferite in altre sedi.
B. Bandinelli e G. Bandini, Bassorilievi del recinto del coro di Santa Maria del Fiore, 1547-72, Museo dell’Opera del Duomo.
Il complesso programma iconografico di queste sculture era poi completato dagli affreschi della cupola che si ergeva al di sopra. Il compito di affrescare quest’enorme superficie fu affidato nel 1572 all’anziano Giorgio Vasari e alla sua bottega; il soggetto era una complessa rappresentazione del Giudizio universale, elaborato dal teologo Vincenzo Borghini. Vasari approntò gl’immensi cartoni e dipinse l’anello sommitale raffigurante i vegliardi dell’apocalisse, ma morì prima di portare l’opera a compimento. Fu allora il figlio ed erede di Cosimo, Francesco I a decidere di far portare a compimento il dipinto a Federico Zuccari, che lo completò nel 1579.
G. Vasari e F. Zuccari, Cosimo I e Francesco I tra Carlo Magno e san Luigi di Francia, 1572-9, Cupola di Santa Maria del Fiore.
Nel frattempo fu terminata dai maggiori artisti del tempo la serie delle monumentali statue marmoree degli apostoli, (commissione già affidata a inizio secolo a Michelangelo), le quali furono collocate dentro grandi edicole in marmo di Serravezza alle pareti e nei pilastri dell’area del coro.
G. Bandini, San Filippo apostolo, 1577, Cattedrale di Santa Maria del Fiore.
Negli stessi anni, si completò la decorazione marmorea esterna del lato sud (in una delle formelle intarsiate si riconosce il Capricorno, simbolo di Cosimo I). Contemporaneamente, le botteghe granducali guidate da Baccio Bandinelli realizzarono una nuova pavimentazione dell’intera cattedrale in commisso di marmi e porfidi, secondo un disegno di complesse figure geometriche; si trattava di un progetto titanico che era cominciato nel primo quarto del secolo e che fu completato solo nel 1660.
Botteghe granducali, Pavimento di Santa Maria del Fiore, completato nel 1660, particolare.
Spetta poi a Francesco I dei Medici la demolizione dell’antico fonte battesimale romanico del battistero e dell’antica e mai compiuta facciata cominciata da Arnolfo di Cambio. Egli avrebbe voluto sostituirla con una nuova, “moderna” ma quest’idea non trovò mai concretizzazione fino al XIX secolo. I modelli architettonici proposti da diversi artisti nel corso degli anni sono ancora conservati nel Museo dell’Opera del Duomo. Tra di essi uno appartiene a un architetto dilettante membro della stessa famiglia granducale: Don Giovanni de’ Medici.
L’ultimo grande arredo che fu donato dai Medici alla Cattedrale fu l’incompiuta Pietà scolpita da Michelangelo per la propria tomba. Cosimo III la acquistò a Roma nel 1671 e nel 1722 la fece collocare dietro l’altare maggiore della Cattedrale. Oggi la possiamo ammirare nel Museo dell’Opera del Duomo.