Opera Magazine
01/10/2020
12 cose che forse non sai della Pietà di Michelangelo del Duomo di Firenze
Nel Museo dell’Opera del Duomo di Firenze è conservata una splendida scultura di Michelangelo Buonarroti, concepita e realizzata dal maestro tra il 1547 e il 1555 ca.
Michelangelo ha scolpito tre “Pietà” nel corso della sua lunga vita, tutte e tre in marmo bianco, tutte e tre a dimensioni maggiori del naturale: una Pietà è conservata nella Basilica di San Pietro a Roma e il maestro la scolpì nel 1499, quando aveva 24 anni e delle tre è l’unica finita. L’altra è la cosiddetta “Pietà Rondanini”, oggi conservata a Castello Sforzesco, a Milano; l’artista la lasciò non-finita alla sua morte, quando aveva ormai 89 anni.
La terza è quella di Firenze, che Michelangelo scolpì da anziano, tra il 1547 e il 1555; Michelangelo non la completò e anzi tentò di distruggerla…
“Pietà” è il nome comunemente usato per indicare il soggetto iconografico del Cristo deposto dalla croce, pianto dalla madre e da altre figure del Vangelo e si tratta di un’iconografia di origine nordica, “importata” in Italia proprio da Michelangelo. Nella Pietà di Roma e in quella di Milano Gesù è raffigurato solo con Maria, mentre la versione fiorentina è più complessa: il corpo di Gesù è rappresentato nel momento in cui viene deposto nel sepolcro, sorretto da Maria, Maddalena e da Nicodemo. Nella figura di Nicodemo (il ricco membro del sinedrio descritto nei Vangeli che provvide alla sepoltura sontuaria di Gesù), Michelangelo ritrasse sé stesso.
Michelangelo si trovava a Roma ormai da molti anni quando, invecchiando, cominciò a pensare alla morte e scolpì la Pietà per la propria sepoltura. L’opera doveva presumibilmente stare sopra l’altare di una cappella sepolcrale di qualche chiesa romana. L’opera è quindi certamente tra le più importanti mai realizzate dal maestro proprio per il suo carattere intimo e personalissimo. L’immagine di Cristo che viene deposto nel sepolcro, collocato sopra l’altare, era un riferimento al mistero dell’eucaristia che lì veniva celebrato durante la messa. Ma il significato dell’autoritratto di Michelangelo nel volto di Nicodemo si comprende leggendo il Vangelo: Nicodemo è il personaggio che aveva chiesto a Gesù come fosse possibile per un uomo anziano risorgere…Michelangelo riferì a sé stesso questa speranza nella Resurrezione. Da cristiano credeva che alla fine dei tempi, il suo corpo sarebbe risorto da sotto l’altare verso la gloria di Cristo…cioè sotto la scultura dove si era raffigurato come Nicodemo aiutare Cristo a scendere nel sepolcro.
Michelangelo cominciò a lavorare alla statua a Roma intorno al 1547 ma, nel 1555 la lasciò interrotta e tentò di distruggerla. Forse aveva trovato delle venature nel marmo, forse era insoddisfatto della posizione di Cristo. La regalò allora al suo “servitore” Antonio da Casteldurante; Antonio ne fece ricomporre i frammenti da Tiberio Calcagni, scultore fiorentino, suo seguace, che la completò nella figura sinistra della Maddalena (l’unica finita e levigata). Antonio la vendette al banchiere Francesco Bandini che la collocò nel giardino della sua villa romana di Montecavallo.
Nel 1649 la scultura venne di nuovo venduta dai Bandini (insieme alla villa di Montecavallo) al cardinale Luigi Capponi che la portò nel suo palazzo a Montecitorio a Roma.
Nel 1671 Piero Capponi, pronipote del cardinale, vendette la scultura a Cosimo III dè Medici granduca di Toscana.
La scultura rimase a Roma altri tre anni (era difficile trasportarla!), poi fu imbarcata a Civitavecchia, raggiunse il porto di Livorno e, viaggiando lungo il fiume Arno, arrivò a Firenze. Per cinquant’anni circa rimase nei sotterranei della basilica di San Lorenzo e poi, nel 1722, Cosimo III la fece collocare in Santa Maria del Fiore.
Nel 1981 la Pietà fu finalmente trasferita nel Museo dell’Opera del Duomo.
Nel nuovo allestimento del Museo (2015), la Pietà venne posta al centro della sala intitolata “Tribuna di Michelangelo”, su un basamento che rievoca l’altare a cui era probabilmente destinata.