Opera Magazine
28/10/2018
La Soglia è la Sorgente. Conosciamo l'opera vincitrice dell'Enrico Marinelli Contemporary Art Award
Un breve focus sull'opera dell'artista Mikayel Ohanjanyan, vincitore del Premio Enrico Marinelli per l'arte contemporanea, che sarà esposta dal 26 ottobre al Museo dell'Opera del Duomo per 6 mesi.
L'opera vincitrice del primo Premio Enrico Marinelli, l'installazione a firma Mikayel Ohanjanyan intitolata "La Soglia è la Sorgente", ha particolare significato per il Museo dell'Opera del Duomo, custode delle celebri porte del Battistero fiorentino.
Quanti hanno, nei secoli, varcato quelle 'soglie' e attinto a quelle 'sorgenti' della vita eterna, secondo la parola di Cristo: "Se qualcuno ha sete, venga a me, e beva chi crede in me. Come dice la Scrittura: dal suo grembo sgorgheranno fiumi di acqua viva". Ma l'opera di Ohanjanyan - una composizione di 9 pietre grezze che si alzano come tanti steli, una Stonehenge in miniatura - ha un significato ancor più antico, anzi primordiale.
Quando Isacco, figlio di Abramo, mandò il proprio figlio Giacobbe verso oriente, a cercare moglie, questi, arrivato a Betel, passò la notte. E "prese là una pietra, se la pose come guanciale e si coricò su quel luogo", e - con la testa sulla pietra - "fece un sogno: una scala poggiava sulla terra, mentre la sua cima raggiungeva il cielo; ed ecco, gli angeli di Dio salivano e scendevano su di essa"; e Dio stesso gli apparve, promettendo prole e potere. Svegliandosi Giacobbe esclamò: "Certo il signore è in questo luogo e io non lo sapevo." Ebbe timore e disse: "Quanto è terribile questo luogo! Questa è proprio la casa di Dio, questa è la porta del cielo", e "prese la pietra che si era posta come guanciale, la eresse come una stele e versò olio sulla sommità". E fece un voto: "Se Dio sarà con me e mi proteggerà in questo viaggio che sto facendo e mi darà pane da mangiare e vesti per coprirmi, se ritornerò sano e salvo alla casa di mio padre, il Signore sarà il mio Dio." E aggiunse: "Questa pietra, che io ho eretto come stele, sarà una casa di Dio; di quanto mi darai, io ti offrirò la decima."
Le pietre di Mikayel Ohanjanyan sono dunque "case" dove l'uomo sogna Dio, fa un patto con Lui e trova la speranza di andare avanti. Nella loro collocazione museale, all'ingresso della Galleria del Campanile con le sedici grandi statue di Profeti e Sibille realizzate per la torre campanaria, preannunciano il ministero degli antichi vati, associandolo alla viva roccia da cui vengono scavati e tagliati quanti cercano la giustizia. Sono come le pietre che Giosuè eresse a Galgala, sulla soglia di Gerico - pietre prese dal Giordano appena attraversato dal Popolo in marcia verso la Terra promessa. Le pietre costituiscono una segnaletica simbolica, il cui senso salvifico va tramandato di generazione in generazione.
E così, alla domanda posta dal concorso, di esprimere in un linguaggio contemporaneo qualcosa di simile al messaggio dei capolavori rinascimentali del Museo dell'Opera del Duomo, Mikayel Ohanjanyan ha scelto un idioma fuori del tempo, la pietra nuda, la stessa in cui lavorarono Arnolfo, Tino, Andrea Pisano, Donatello. Creata da Dio, rizzata e incisa dall'uomo, essa è segno di comunione tra il Creatore e la creatura fatta a sua immagine e perciò creativa. "Soglia" che immette nel mistero del nostro essere, tra le mani dell'artista, diventa "sorgente" di speranza.