Opera Magazine
23/05/2017
5 cose che forse non sai sul Museo dell'Opera del Duomo
Un luogo come il Museo dell'Opera è anche un crocevia di storie e curiosità che riguardano Firenze e le sue personalità. Da Michelangelo a Brunelleschi, fino ai mutamenti architettonici che in pochi conoscono.
Oggi è globalmente conosciuto nella sua forma ridisegnata ed ampliata, aperta al pubblico nel novembre del 2015 dopo anni di profondi lavori, ma il Museo dell'Opera del Duomo è anche un luogo speciale: crocevia di storie poco conosciute, retroscena e piccoli segreti. Abbiamo fatto qualche ricerca stilando cinque cose che (forse) non sai riguardo il Museo, ma che dovresti assolutamente conoscere.
Le evoluzioni della Sala del Paradiso
La grande sala principale, oggi detta del "Paradiso”, è stata inglobata dal Museo soltanto recentemente: già teatro dell'Accademia degli Intrepidi - assiduo ritrovo degli studenti di medicina del vicino Arcispedale di Santa Maria Nuova, detti "Spedalini"- per volere del Granduca Pietro Leopoldo alla fine del '700, e in seguito garage, fino alla ri-acquisizione da parte dell'Opera del Duomo nel 1998; la struttura, di grandi dimensioni, ricopre un’area di proprietà dell’Opera da secoli: fin dal tempo della costruzione della Cattedrale.
Come si nota dalle carte antiche, infatti, qui si trovavano due ampi cortili aperti utilizzati per il deposito delle grandi travi per i ponteggi e i macchinari da costruzione del cantiere di Brunelleschi. Bottega degli scalpellini, magazzino, teatro popolare, autorimessa e infine cuore espositivo del Museo, dove oggi è possibile ammirare la ricostruzione della facciata arnolfiana e gli originali delle porte del Battistero. Un'evoluzione "circolare", che abbraccia circa sei secoli di storia cittadina e che si è idealmente chiusa ritornando alle proprie origini.
La sala consacrata
La Sala dei Reliquiari del Museo dell'Opera è un ambiente realmente consacrato dall’ex Arcivescovo di Firenze, Ermenegildo Florit, e dove è tuttora presente un altare. Gli splendidi oggetti di oreficeria che vi sono esposti, infatti, contengono vere reliquie di santi cui la chiesa cattolica ancora oggi rende onore e culto, vietandone pertanto la conservazione in luoghi, appunto, che non siano consacrati o benedetti.
Un significativo luogo di culto, storia e insieme custodia all'interno del percorso museale che quotidianamente riceve migliaia di visitatori da ogni parte del mondo.
Il mistero del "pozzo"
Durante i lavori di ristrutturazione degli ambienti al piano terra del nuovo Museo dell'Opera, nel dicembre 2012, è emersa una particolare micro-architettura sepolta: una sorta di pozzo a sezione cilindrica, con copertura cupoliforme, che è oggi esposta nella Sala 5: la “Galleria delle sculture”. Quest’opera ha l’impressionante caratteristica di essere murata in laterizi disposti con la celebre tecnica “a spina di pesce”, la stessa “inventata” da Brunelleschi per erigere la cupola della Cattedrale.
In un primo momento si pensò, quindi, di aver trovato la “prova” di costruzione con questa tecnica da parte del geniale architetto; successivamente, si è capito essere invece un forno edilizio antico ma successivo al periodo di progettazione della cupola. Rimane, però, una dimostrazione straordinaria di come il know-how dell’ingegneria brunelleschiana avesse trovato una diffusione applicativa capillare nella Firenze del tempo. Quando l'ingegno del genio arriva ad influenzare risvolti pratici della vita quotidiana.
Paolo Uccello ti guida
Quando si entra nel Museo dell'Opera del Duomo uno dei particolari che punteggiano l'intero percorso museale - e che ti segue come una seconda guida/ombra - è la segnaletica orizzontale luminosa che conduce i visitatori di sala in sala: una sagoma raggiata molto particolare e significativa (oltre che adatta come “puntatore”). Si tratta, infatti, di un dettaglio iconografico ripreso da due opere del celeberrimo maestro della prospettiva del Quattrocento, Paolo Uccello, entrambe presenti in Cattedrale, nella vetrata del tamburo con l’adorazione dei magi: è la stella che li guida dal Bambinello; e si ripete anche nella sagoma delle lancette del grande orologio collocato all'interno.
Era la stella che indicava le ore liturgiche, la stessa stella che indica ai Magi il cammino: è nata così l'idea che guidasse anche gli attuali visitatori attraverso l’esperienza di visita del Museo. Fai attenzione: se userai l'App del Grande Museo del Duomo con il tuo smartphone, potresti vederla anche in versione digitale.
Genesi del capolavoro
Negli spazi al piano terreno del Museo - intorno all'attuale cortile d'ingresso, dove ogni visitatore entra per iniziare il percorso - nel 1501 Michelangelo trovò un grandissimo ed (im)perfetto blocco di marmo bianco di Carrara, depositato lì ormai da anni, “in attesa” di diventare una delle sculture a decorazione dei contrafforti della Cattedrale. Il grande artista riuscirà a far sua la commissione, e proprio in questi spazi lo lavorerà - tra occhi indiscreti e steccati protettivi per preservare la creazione - dando infine vita alla più famosa scultura della storia dell’arte.
Quale? Beh, ovviamente il David. L'opera, però, aveva dimensioni talmente imponenti (410x199cm, per 5 tonnellate di peso) che nel momento in cui fu deliberata la sua collocazione in Piazza Signoria si dovette procedere all'apertura di una breccia nel muro del cortile del Museo, abbattendone una parte, per permetterne così il passaggio.