Opera Magazine
04/10/2013
Le Statue dei Giganti
Immaginare il Grande Museo del Duomo come qualcosa di “congelato” dal XV Secolo è completamente sbagliato. In più di 700 anni il cantiere dell’Opera non ha mai smesso di lavorare.
C’è un lungo filo che collega la Firenze odierna alla Firenze del 1296. Un fil-rouge di arte e cultura disseminato delle opere e degli uomini che le hanno portate a termine, nate sotto l’egida dell’Opera di Santa Maria del Fiore.
Perché immaginare i monumenti che costituiscono il Grande Museo del Duomo come qualcosa di statico, “congelato” dal XV secolo ad oggi, è operazione completamente sbagliata. In oltre settecento anni il grande cantiere dell’Opera non ha mai smesso di lavorare.
Esempio ne sono le statue di Arnolfo di Cambio e Filippo Brunelleschi sulla facciata del Palazzo dei Canonici.
Un restyling urbano di 190 anni fa
Il Neoclassicismo prima e il Romanticismo dopo daranno al Grand Tour in Italia lo status di must per letterati, artisti e studiosi europei. Quel cortocircuito emozionale innescato dal rapportarsi con la grande arte italiana, e in particolare con la grande arte rinascimentale fiorentina, è proprio ciò che colpisce Stendhal nel 1817:
Ero giunto a quel livello di emozione dove si incontrano le sensazioni celesti date dalle arti ed i sentimenti appassionati. Uscendo da Santa Croce, ebbi un battito del cuore, la vita per me si era inaridita, camminavo temendo di cadere.
Non è casuale che negli stessi anni si decida di ridisegnare il panorama urbano di Piazza del Duomo. Alla mole del Duomo si vuole concedere più respiro e per questo motivo la Piazza viene ampliata e regolarizzata nelle sue geometrie, anche con l’abbattimento di alcuni edifici e la costruzione di nuovi, sotto la direzione dell’architetto fiorentino Gaetano Baccani, tra il 1826 e il 1830.
Intorno a questi anni risale la costruzione del Palazzo dei Canonici: caratterizzato da un pronao sostenuto da colonne ioniche e dalle due nicchie ai lati dell’ingresso, con le statue monumentali dei due giganti dell’architettura che hanno costruito il Duomo: Arnolfo di Cambio e Filippo Brunelleschi.
Gli occhi sul Capolavoro
Le due statue sono dello scultore fiorentino Luigi Pampaloni. Inoltre, i due soggetti sembrano trasmettere un sentimento di stupore nell’osservare le loro grandiose e originali opere.
Ambedue le statue riportano sulla base una lapide in marmo bianco con le rispettive epigrafi in Latino.
Per Arnolfo di Cambio:
Ille hic est Arnulphus Qui formam facere iussus Aedis metropolitanae Tanta ex decreto communis florentinorum Magnificentia. Extruendae Quantam nulla hominis Superaret posset industria Ingenti civium auso Ob aciem animi. Ingentem Parem se praebuit
Ossia:
"Questo è quel famoso Arnolfo il quale, incaricato di progettare la cattedrale metropolitana che doveva essere innalzata, per decreto del Comune di Firenze, con tale magnificenza da non poter essere superata da nessun altro ingegno umano, si mostrò pari, grazie al suo genio, alla grande impresa voluta dai cittadini."
Per Filippo Brunelleschi:
Philippum Brunelleschi filium Vides Hospes Hic ingenio aequalibus praestitit Bonis multum profuit artibus Antiquae architecturae honorem restituivit Eamque testitudine supergressus Profiglavit invidiam Et gloriam siblet urbi Peperit magnam aeternamque
Ossia:
"Tu vedi, o forestiero, Filippo figlio di Brunellesco. Egli superò in ingegno gli altri artisti, giovò molto alle belle arti, restituì onore all’architettura classica e, superatala nell’innalzare la meravigliosa cupola della Cattedrale, sconfisse l’invidia e procurò gloria grande e eterna a sé e alla città."
E così diventa semplice immaginarsi i due che, quando non ci sono turisti ad ascoltare, si sussurrano l’un l’altro: "Certo che abbiamo fatto un gran lavoro...".