Opera Magazine

03/03/2025
La bellezza della scienza: arte e astronomia nella Firenze antica
Un viaggio con il Museo Galileo per esplorare il legame tra scienza, arte e fede dal Medioevo all'età moderna
Questo articolo in collaborazione con il Museo Galileo esplora l'affascinante intreccio tra scienza, arte e fede nella Firenze antica, concentrandosi sul dialogo tra il Museo Galileo e il complesso monumentale di Santa Maria del Fiore. Un viaggio attraverso capolavori artistici e strumenti scientifici rivela come queste discipline si siano influenzate a vicenda, plasmando la cultura e la visione del mondo dal Medioevo all'età moderna.
Il Museo Galileo – Istituto e Museo di Storia della Scienza di Firenze è dedicato a Galileo Galilei (Pisa, 15 febbraio 1564 – Firenze, 8 gennaio 1642), uno dei più grandi astronomi, fisici e matematici della storia, nonché padre del metodo scientifico moderno. La sua immagine è presente sia all'interno del Museo Galileo, dove è ritratto in marmo da Carlo Marcellini con il suo celebre cannocchiale (lì conservato), sia sulla facciata ottocentesca del Duomo di Firenze.
Galileo è solo uno dei molti scienziati nati e vissuti in Toscana. Fin dal Medioevo, infatti, queste terre hanno visto un profondo legame tra arte e scienza, teologia e matematica, architettura e astronomia. Il complesso monumentale di Santa Maria del Fiore e le collezioni del Museo Galileo conservano la memoria di questo continuo dialogo tra cielo, artisti, scienziati e teologi.
Nel Battistero, agli inizi del Duecento, fu realizzata sul pavimento marmoreo una grande ruota dello Zodiaco. Secondo le fonti antiche, questa non era solo un motivo decorativo d’ispirazione persiana, ma parte di un orologio solare: tra il 20 e il 25 giugno, il disco solare illuminava il segno del Cancro, segnando così il solstizio d’estate.
Un secolo dopo, l’astronomia trovò ampio spazio nei rilievi trecenteschi del Campanile di Giotto, opera di Andrea Pisano e della sua bottega. La disciplina è raffigurata nella serie delle sette Arti Liberali, nelle formelle romboidali del lato est, sotto le sembianze di una dama medievale intenta a studiare una sfera armillare tolemaica. Questo strumento, usato per lo studio della volta celeste, è rappresentato in modo esemplare da alcuni rarissimi esemplari conservati nel Museo Galileo, tra cui la monumentale sfera armillare di Antonio Santucci, risalente alla fine del Cinquecento.
Lo stesso strumento compare anche nella formella del Campanile dedicata a Gionito, il leggendario iniziatore dell’astronomia, intento a osservare il cielo con un quadrante. Nel Museo Galileo sono conservati numerosi e antichi quadranti, tra cui uno dei pochissimi esemplari trecenteschi esistenti al mondo. Nella formella, Gionito osserva le costellazioni della sfera celeste, ma il suo sguardo non può spingersi oltre: l’Empireo, la dimora di Dio e degli angeli, è accessibile solo attraverso la fede.
Nel Campanile di Giotto è raffigurato anche l’intero sistema tolemaico, con la Terra al centro e i sette pianeti allora conosciuti. Fu proprio questo modello cosmologico che Galileo contribuì a rivoluzionare con le sue osservazioni e calcoli. Il Museo Galileo ne conserva un pregevole modello didattico, che aiuta a comprendere come questa concezione del cosmo abbia ispirato Dante nella costruzione della struttura del Paradiso nella Divina Commedia.
Questo schema è rappresentato anche nella Cattedrale di Firenze, nel dipinto realizzato da Domenico di Michelino nel 1465, dove il cielo è attraversato dagli archi dei sette cieli, ciascuno percorso da un pianeta contraddistinto dal proprio simbolo astronomico.
Nel Quattrocento, l’astronomo, cartografo e matematico Paolo dal Pozzo Toscanelli, amico di Brunelleschi, colse l’opportunità offerta dalla costruzione della cupola – la più alta volta del mondo all’epoca – per installare al suo interno un enorme gnomone. Ancora oggi, questo straordinario strumento segna il passaggio del Sole durante il solstizio d’estate nella tribuna nord della Cattedrale.