Opera Magazine
12/11/2024
6 autoritratti di artisti nei monumenti del Duomo di Firenze
I volti dei maestri nei loro capolavori
Lo sapevate che nel nostro complesso monumentale ci sono diversi autoritratti di artisti, alcuni dei quali sono tra i più importanti della storia dell’arte?
“Ars longa vita brevis” (“la vita è breve, l'arte è lunga”) dicevano gli antichi….
L'autoritratto è il mezzo attraverso il quale l'artista intende definire la propria immagine, non solo sul piano fisico, ma anche a livello metafisico, esprimendo il proprio spirito e i propri sentimenti. In questa manifestazione visiva, l'artista può mostrarsi come umile artigiano, celebre maestro, cittadino illustre o, ancora, come creatura afflitta e anima tormentata. Oggi esploriamo le modalità con cui gli artisti che hanno lavorato nel complesso monumentale dell’Opera di Santa Maria del Fiore hanno scelto di raffigurare sé stessi.
Lorenzo Ghiberti, il grande artefice delle porte nord ed est del Battistero di San Giovanni, si ritrasse nella prima porta, quella settentrionale (1403-1424), come artigiano, con indosso il copricapo tipico dei maestri del Quattrocento.
Diversamente, nella seconda porta, quella est, meglio conosciuta come “Porta del Paradiso” (1425-1452), egli si ritrasse a capo scoperto e sguardo fiero, come cittadino illustre e fine intellettuale, a sottolineare l’elevata posizione sociale e artistica raggiunta.
Nel coro marmoreo del Duomo (1547-1572), lo scultore Baccio Bandinelli si rappresentò secondo la moda del tempo, di profilo, con barba lunga, biforcuta, da filosofo antico. Ma in questo caso l’artista nascose il proprio autoritratto, a mo’ di ex voto più che di firma, nella base del gruppo scultoreo del Dio Padre benedicente e del Cristo deposto, che stava sull’altare maggiore. Il ritratto fu infatti ritrovato per caso solo nell’Ottocento! Le fattezze scolpite in questo marmo corrispondono con quelle dell’altro autoritratto noto, che Bandinelli realizzò in pittura tra il 1545 e il 1550, oggi conservato al Isabella Stewart Gardner Museum di Boston. Tuttavia, in questo esempio, l’artista si mostrò in atteggiamento più naturale e meno idealizzato di quello che vediamo nella versione su pietra.
Anche Federico Zuccari autocelebrò la propria maestria nelle pitture murali della cupola (1572-1579). Tra i rappresentanti del popolo di Dio, egli ritrasse sé stesso come pittore di corte, insieme ad amici e familiari, fiero e con la tavolozza in mostra, lasciando in secondo piano l’iniziatore del progetto, Giorgio Vasari, al tempo già deceduto (1574).
Nella Pietà Bandini (1547-1555 ca.) Michelangelo Buonarroti, ormai anziano, si introdusse nella scena con discrezione, attribuendo le proprie fattezze al volto di Nicodemo. Nicodemo è quel personaggio che nel Nuovo Testamento interroga Gesù sulla speranza della resurrezione dei corpi: quest'opera fu infatti concepita dall’artista per il proprio monumento funebre.
Per ultimo ci soffermiamo su Giuseppe Cassioli, figlio del più famoso Amos, che alla fine dell’Ottocento nella porta bronzea per la facciata della cattedrale sembrò sovvertire l’idea di Ghiberti per le porte del Battistero. Cassioli si presentò infatti con un serpente intorno al collo, come artista tormentato, angosciato per i debiti e per le difficoltà derivate dall’esecuzione della porta stessa.