Opera Magazine
12/01/2024
La Cupola di Brunelleschi e la maledizione dei fulmini: un racconto lungo quattro secoli
Furono decine le scariche elettriche che dal cielo piovvero sulla Cattedrale, attratte dalla Palla del Verrocchio e, tra superstizione e scienza, sono tante le memorie di questi eventi catastrofici
I fulmini, quelle potenti scariche naturali di elettricità prodotte durante i temporali hanno suscitato fin dai tempi remoti timore e fascino nell’umanità. La Cupola del Duomo di Firenze, uno dei simboli dell'architettura occidentale, eretta da Filippo Brunelleschi tra il 1420 e il 1436, nonostante la sua solida, maestosa imponenza non fu immune a questo devastante fenomeno atmosferico. Attratti dall’enorme quantità di rame contenuto nel globo posto dal Verrocchio sulla sommità della lanterna nel 1471, a partire da questa data fino al 1859, anno in cui fu installato il primo parafulmine, almeno 27 importanti fulmini hanno colpito la Cattedrale di Santa Maria del Fiore in quel luogo apicale e di essi quelli del 1492 e del 1601 furono i più devastanti.
Racconta Tribaldo De’ Rossi nelle sue Ricordanze al 5 aprile 1492:
"Chome fumo a letto, ch’era ore tre di notte, cominciò a piovere un po’ di gragniuola e vento grande; venne uno tuono grandisimo: ogniuno si spaventò, e la matina si vide era dato in su la Lanterna di Santa Maria del Fiore, cioè in su la Chupola, e mandò giù più che ‘l terzo de la Lanterna. Chadè in su la chiesa moltissime priete, isfondò la volta della chiesa in cinque luoghi."
Circa 120 anni dopo (1604) il Bocchi raccontò (in latino, qui tradotto) di come tra il 26 e il 27 gennaio del 1601 “poco dopo la quarta ora della notte, persistendo [...] una terribile tempesta, improvvisamente si scatenò una pioggia mista a grandine, accompagnata da vento, e la piramide più alta
Si trattò del fulmine più violento che abbia mai colpito la Cupola: esso causò il distacco della palla del Verrocchio (19 quintali di peso), che a sua volta danneggiò la lanterna, i cui pezzi di marmo si rovesciarono sulle vele della cupola precipitando sulle volte della navata laterale sinistra e sulla cornice della tribuna morta di nord-ovest. Fortunatamente, nessun danno fu arrecato alle persone ma i frammenti franarono giù ed esplosero anche sui palazzi e nelle strade circostanti, tanto che alcuni furono ritrovati persino in via de’ Servi.
Anonimo fiorentino: Il fulmine colpisce la lanterna. Oxford, Ashmolean Museum, n. cat. 770.
A testimoniare l’impressione che l’evento suscitò nei contemporanei sono molte le memorie dell'evento giunte fino a noi, non solo scritte, come quella che abbiamo citato, ma anche iconografiche: un disegno di autore anonimo conservato all'Ashmolean Museum di Oxford, mostra una divinità, probabilmente Giove saettatore, che scaglia il bolide contro la lanterna e questa che frantuma offrendo un catalogo della forma e del numero dei frammenti che rovinarono intorno, tra cui appunto, la palla e la croce del Verrocchio. Un elegante disegno di mano di Alessandro Allori, conservato nella Biblioteca Nazionale di Firenze, cattura un momento appena successivo al cataclisma e riporta l'aspetto della lanterna terribilmente squarciata ma già al centro di attente osservazioni e dei primi interventi necessari (si vede un sostegno in laterizi eretto a sostenere la parte sventrata). Il restauro fu complesso, richiese due anni di lavori e costò l’ingente cifra di 16.291 Scudi. L’Allori stesso in una relazione del tempo affermò quanto ancora oggi notiamo e cioè che “quello che s'è fatto di nuovo, s'acorda et unisce benissimo col vecchio”, il che dimostra come già allora ci fosse una particolare attenzione alla conservazione del patrimonio storico-artistico della città; il Granduca e gli Operai del Duomo diedero infatti direttiva agli architetti incaricati Giulio Parigi e Gherardo Mechini “di non rinovarvi nè mutar cos’alcuna dell’antico modello”.
Alessandro Allori: Veduta della lanterna danneggiata. Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze, II.I 429, c. 33r.
A memoria del tragico evento fu posto dove cadde la palla il celebre disco di marmo che ancora attira l’attenzione di turisti e curiosi.
Poiché l'impressione suscitata nell’uomo da questi fenomeni naturali impetuosi si radicava in epoca antica nelle credenze religiose e nelle tradizioni popolari, contribuendo a creare miti e leggende, così accadde che anche i fulmini che si scagliavano contro il duomo di Firenze furono interpretati dai fiorentini del passato in chiave profetica e soprannaturale, cioè come presagi funesti e segni di sventura. Il fulmine del 1492, ad esempio, fu considerato un presagio della morte di Lorenzo il Magnifico, sopraggiunta soltanto tre giorni dopo (8 aprile 1492): “Ne’ 5. d'Aprile nel 1492. ve ne venn’una
Similmente, dopo il fulmine del 1601 l’allora granduca Ferdinando I chiese a papa Clemente VIII un certo numero di reliquie da collocare in due cassette di piombo all’interno dei bracci della croce della nuova sfera che corona la lanterna, per prevenire ulteriori incidenti, a modo di “scudo celeste” a protezione della cattedrale. “Par veramente che ‘l medesimo Cielo se ne sdegni, direm così, di tant’altezza , - lamentava il Del Migliore - dimostrandocelo con l’esperienza, per le saette, e Folgori che bene spesso la percuotono [la cupola]; cagioni occulte da noi non conosciute che sempre son battute, e percosse le cime delle fabbriche più alte.” Le “cagioni” del reiterarsi di questo fenomeno furono chiarite da Benjamin Franklin nel XVIII secolo e grazie a tali scoperte un secolo dopo, nel 1859 fu installato anche sulla Cattedrale di Firenze un parafulmine: un momento di svolta per la sicurezza di questo monumento. Il nuovo sistema difensivo fu messo alla prova nel giugno 1885 e ce ne rimane memoria in una straordinaria relazione scritta:
“Nel fierissimo temporale che il dì 19 del mese di Giugno testé decorso imperversò sopra Firenze, fra i diversi fulmini che caddero in più luoghi della città, ve ne fu uno che si scaricò sul parafulmine della cupola del nostro duomo. [...] Quel fulmine cadde realmente sulla cima del palo elettrico, che sporge dalla sommità della croce situata sulla palla di rame della cupola, e fu veduta distintamente da me e da altri quell'abbagliante striscia di fuoco, che in quel momento la investì e anche ne fuse la punta di platino per la lunghezza di 15 millimetri. E il fulmine stesso andò poi a scaricarsi nei due pozzi ove i conduttori vanno a terminare, e non arrecò alcun danno a quella insigne fabbrica.”
Cronologia dei fulmini:
XV SECOLO |
XVI SECOLO |
XVII SECOLO |
XVIII SECOLO |
XIX SECOLO |
05/04/1492 | 04/11/1511 | 17/01/1600-1 | 13/08/1700 | 1816 |
04/1494 | 1536 | 27/01/1600-1 | 13-14/06/1715 | 1836 |
09/08/1495 | 06/08/1542 | 18/07/1661 | 13/06/1776 | 03/09/1855 |
06/1498 | 18/09/1542 | 1699 | 1779 | |
14/10/1542 | ||||
22/12/1542 | ||||
11/11/1557 | ||||
05/11/1570 | ||||
11/10/1577 | ||||
03/11/1578 | ||||
28/08/1584 | ||||
28/08/1586 |
- 1859: installazione primo parafulmine
Disco di marmo in memoria del fulmine del 1601