Donatello, Profeta Zuccone (Abacuc?)
- Autore
- Donatello
- Data
- 1434-1436
- Collocazione
- Galleria del Campanile
- Collocazione originaria
- Campanile di Giotto, lato ovest, nicchia
- Materia
- Marmo bianco di Carrara
- Tecnica
- Scultura
- Dimensioni
- Altezza: 198,5 cm; Larghezza: 65,4 cm; Profondità: 50,2 cm;
- Schede di catalogo
- Profeta detto "lo Zuccone"(Abacuc?) (lato ovest)
Opera celeberrima di Donatello in marmo bianco di Carrara, proveniente dalla seconda nicchia da sinistra del lato ovest del Campanile di Giotto e scolpita nel 1434-36. La statua era in origine collocata sul lato nord del Campanile insieme alle altre tre statue; dai documenti d’archivio sappiamo che nel 1464 queste statue vennero trasferite sul lato ovest al posto di quelle del Trecento, per avere miglior visibilità dalla piazza
La statua raffigura a dimensioni maggiori del naturale un profeta anonimo, forse Abacuc, ma è stato ribattezzato fin dall’antichità “Zuccone” per via del cranio vistosamente calvo.
L’opera è lavorata a tutto tondo e include una sottile base sagomata, sulla quale vi è inciso “Opus Donatelli” (“Opera di Donatello”). La figura è molto magra, ha un aspetto ascetico e trasmette una tensione in potenza, come di un irrigidimento nervoso. Il profeta è raffigurato in una lieve torsione, con la testa rivolta verso la propria sinistra e in basso, la spalla destra arretrante e il fianco corrispondente che avanza. Il volto è emaciatissimo, colto con crudo naturalismo in un’espressione di stupore misto a paura: occhi grandi si spalancano nelle orbite scavate e la bocca è semiaperta nell’atto di profetare o sbigottire. Una corta barba incolta e sparuti capelli corti incorniciano il viso. Ha un collo possente e innervato da vene e tendini. Un pesante drappo scende dalla spalla sinistra a destra e il torace è coperto da una povera veste senza maniche. Le braccia sono vicine al corpo: la destra coperta dal manto, la sinistra, magra ma muscolosa, ha la mano infilata in un laccio all’altezza del fianco. I piedi magri hanno i calzari.
Vasari racconta un significativo aneddoto sulla realizzazione di quest’opera, cui Donatello, tanto era il realismo conferito al marmo, avrebbe chiesto di “parlare”.
Se l'identificazione con Abacuc è corretta, si deve leggere la tensione emotiva espressa dalla figura in relazione alla morale di questo profeta, espressa nel suo omonimo libro della Bibbia, dove svolge una riflessione sulla presenza del male nel mondo.