Donatello e Nanni di Bartolo, Abramo e Isacco
- Autori
- Donatello - Nanni di Bartolo, detto "il Rosso"
- Data
- 1421
- Collocazione
- Galleria del Campanile
- Collocazione originaria
- Campanile di Giotto, lato ovest, nicchia
- Materia
- Marmo bianco
- Tecnica
- Scultura
- Dimensioni
- Altezza: 191,8 cm; Larghezza: 61 cm; Profondità: 52,5 cm;
- Schede di catalogo
- Sacrificio di Isacco (lato est)
Il Sacrificio di Isacco è un capolavoro assoluto della scultura rinascimentale, realizzato nel 1421 da Donatello e Nanni di Bartolo e proveniente dalla seconda nicchia da destra del lato est del terzo ordine del Campanile di Giotto.
È il primo gruppo monumentale realizzato nel Rinascimento composto da due figure scolpite a tutto tondo e in un unico blocco di marmo e la figura di Isacco è il primo esempio di nudo a grandezza naturale dai tempi dell’antichità. È anche la prima volta in scultura che una terza figura (l’angelo) viene allusa e non rappresentata, inaugurando un nuovo rapporto tra forma e spazio, figura e immaginazione.
Il soggetto iconografico è tratto da un famoso episodio biblico (Genesi 22,1-18): il patriarca Abramo ha risposto alla chiamata di Dio che, per aver prova della sua fedeltà, gli ha ordinato di sacrificare il suo unico figlio: Isacco. Il sacrificio non si consumerà e la mano di Abramo sarà fermata da un angelo inviato da Dio.
Nell’opera vediamo Abramo che brandisce il coltello sacrificale, mentre Isacco, inginocchiato ai piedi del padre, sulla fascina di legna per il sacrificio, attende il suo destino, consapevole di essere la vittima prescelta da Dio. Abramo è colto nel momento in cui si volta d'improvviso verso l'alto, alla chiamata dell'angelo che gli ordina di non uccidere il fanciullo. Il racconto di questo sacrificio di un padre del proprio figlio unigenito è stato letto dagli esegeti cristiani alla luce del Vangelo come prefigurazione del sacrificio di Cristo.
Il genio donatelliano è riuscito a conferire al marmo tutto la drammatica tensione dell’evento: Abramo si torce d’improvviso verso l’alto e il suo volto di anziano mite e giusto è stravolto dall’angoscia. Alla furia della rotazione della testa si contrappone il gesto della mano sinistra che -udito l’ordine - allenta già la presa dal coltello. All’energia promanata dalla figura dell’anziano patriarca fa da contrappeso la statica e arrendevole posa del fanciullo, ai suoi piedi, che è bello come una statua greca antica.