Opera Magazine
12/05/2017
Quando il David si mosse
Perché il 14 maggio è una data speciale per Firenze: simboleggia il trasferimento di uno dei suoi simboli, il David di Michelangelo. Una storia di difficoltà, imprese ed ingegno.
Icona globale del concetto di bellezza, archetipo di armonia e grazia, simbolo universale di maestria tecnica, talento impareggiabile e superamento delle difficoltà. Il David di Michelangelo è qualcosa che va oltre il concetto di statua e di scultura: un’opera eterna. Ma, come tutte le grandi opere terrene, porta con sé una storia fatta di tormenti e imprevisti, sorprese ed aneddoti. Ben prima di essere quotidianamente investito da foto, video e diventare soggetto irrinunciabile nella febbrile corsa al selfie, il David è stato protagonista di alcuni avvenimenti che hanno scandito la vita di un’intera città. Il 14 maggio, infatti, cade la ricorrenza del trasferimento della statua dal cantiere originale dell’Opera del Duomo al luogo della sua collocazione antica, Piazza della Signoria. Una storia nella storia, che merita di essere approfondita.
Settembre 1501. La Repubblica Fiorentina attraverso i consoli dell’Arte della Lana e gli operai del Duomo di Firenze, ha commissionato la creazione di una statua di Re Davide che potesse rappresentare (ed esaltare) i valori di libertà della Repubblica, formatasi dopo la cacciata dei Medici e la tumultuosa parentesi di Girolamo Savonarola, chiudendo idealmente una stagione di instabilità politica e civile. In questo contesto storico, un enorme blocco di marmo di Carrara - più volte abbozzato e lavorato nel corso degli anni - era il materiale grezzo per la creazione della statua. Un blocco ricco di problemi e complicanze, come fori e fenditure, considerato troppo alto e stretto per poterne ricavare un corretto sviluppo anatomico della figura.
E’ qui che entra in gioco Michelangelo: incaricato di occuparsi della creazione della statua, il Buonarroti si barricò all’interno dell’attuale cortile del Museo dell’Opera del Duomo, iniziando i lavori di scolpitura del blocco lontano da occhi indiscreti.
L'attuale cortile di accesso del Museo dell'Opera del Duomo.
Settembre 1503. A due anni dal primo colpo di scalpello, la Repubblica fiorentina tolse il velo dalla statua - quasi completata - facendola così ammirare alla cittadinanza. Oltre alla rivelazione del capolavoro michelangiolesco, andato oltre ogni immaginazione, l’evento rappresentò anche il superamento di anni di insormontabili difficoltà rafforzando così un’epica del mito che andava oltre la pura dimensione artistica per divenire il simbolo di una nuova stagione.
La reazione del popolo e delle autorità cittadine fu talmente entusiasta che nel maggio del 1504 venne nominata un’apposita commissione di esperti per decidere la collocazione ideale per il David, che inizialmente avrebbe dovuto ergersi su un frontone della Cattedrale di S. Maria del Fiore. Tale commissione meriterebbe una parentesi a parte, ma ci limitiamo alla lista dei presenti: Sandro Botticelli, Filippino Lippi, Leonardo da Vinci, il Perugino, Antonio e Giuliano da Sangallo, Simone del Pollaiolo, Andrea della Robbia, Davide Ghirlandaio, Piero di Cosimo.
Il verbale originale, conservato nel nostro archivio, della seduta della commissione per la collocazione del David.
Dopo innumerevoli pareri, contrasti e visioni divergenti, si arrivò ad una sintesi: il David sarebbe dovuto essere collocato “dove è la Iuditta”, ovvero la statua in bronzo di Giuditta di Donatello, sulla pedana antistante l’ingresso di Palazzo Vecchio. La decisione, però, portò con sé un altro problema: lo spostamento dell’opera da Piazza del Duomo a Piazza Signoria. Il David, alto 410 centimetri e largo 199 per 5 tonnellate di peso, era un’opera mastodontica che necessitò di un ingegnoso sistema di trasporto ad hoc. Il 14 maggio 1504 iniziò il trasferimento: oltre 40 operai impiegati, a passo lentissimo, spostarono il David utilizzando un’impalcatura mobile in legno che scorreva su travi unte di grasso, mentre il marmo rimaneva sollevato dal fondo, sospeso, per evitare che qualsiasi vibrazione potesse danneggiarlo.
Per meglio intuire la complessità e l’unicità del trasporto iniziato quel 14 maggio di 513 anni fa, basta sapere che il muro del cortile dell’Opera del Duomo fu rotto per permetterne il passaggio e che il “viaggio” durò addirittura quattro giorni: il David, infatti, arrivò a destinazione il 18 maggio. Lungo un percorso che, con le nuove tecnologie, possiamo facilmente calcolare: 600 metri.
Il presumibile percorso del David su Google Maps: 600 metri esatti.
Ma soltanto attraverso le parole di Luca Landucci, speziale fiorentino e cronista dell’epoca, possiamo forse comprendere la portata dell’impresa: “Il 14 Maggio 1504 trassi dall’Opera del Duomo il Gigante di marmo, uscì alle 24h e ruppono il muro sopra la porta, tanto che ne potesse uscire. Havea più di quaranta uomini a farlo andare e penossi sino al di’ 8 Giugno 1504 a posarlo in su la ringhiera”.