Vari orafi, Reliquiario di San Simeone Stilita
- Autori
- Matteo di Lorenzo (attribuito a) - Bernardo Holzmann (attribuito a) - Orafo toscano (attribuito a)
- Data
- Secc. XIV-XVIII
- Collocazione
- Cappella delle reliquie
- Collocazione originaria
- Battistero di San Giovanni, tesoro
- Materia
- Argento, oro, vetro, bronzo
- Dimensioni
- Altezza: 90 cm; Larghezza: 33 cm; Profondità: 31 cm;
- Schede di catalogo
- Reliquiario di San Simeone Stilita
Il reliquiario detto “di San Simeone Stilita” è uno dei più preziosi del tesoro del Battistero. La sua eleganza di forme è il risultato di una raffinata composizione di parti distinte, eseguite da mani diverse nel corso di più secoli: la base a urna esagonale fu realizzata alla fine del Trecento da un orafo che la critica identifica con Matteo di Lorenzo; il fusto, elegantemente decorato, è invece di chiara impronta quattrocentesca e, sulla cima, il vasetto cilindrico è forse già cinquecentesco. Appartengono probabilmente a un intervento di restauro eseguito da Bernardo Holzmann nel primo quarto del Settecento i piedi, la colonnetta e la cupolina.
Nella teca della base, visibili attraverso i cristalli che chiudono i ricettacoli sui lati, alloggiano le reliquie di altri santi, alcune delle quali ornate da castoni in argento che le identificano con iscrizioni in caratteri greci. Nel vasetto è conservata la reliquia principale, quella di San Simeone Stilita, santo asceta siriano vissuto nel V secolo, da cui l’oggetto prende il nome (e al quale potrebbe alludere la forma con l’alto fusto a colonna, poiché San Simeone visse appunto sulla cima di una colonna, come indica il termine “stilita”, dal greco stilos, cioè “colonna”).
Sulla cornice inferiore della teca esagonale corre un’iscrizione che ricorda l’esecuzione della stessa nel 1398 e che testimonia come le reliquie in essa contenute siano state raccolte nell’anno 805, al tempo dell’arcivescovo Turpino, e poi donate a Firenze da Carlo Magno, leggendario rifondatore della città. Tuttavia, le iscrizioni in greco dei castoni e la data riportata sulla base fanno piuttosto supporre che le reliquie siano tra quelle donate all’Arte di Calimala, titolare del tempio, nel 1394, dalla nobildonna veneziana Nicoletta Grioni, che a sua volta le aveva importate dalla corte imperiale bizantina, precisamente — per tramite di suo marito, il mercante toscano Pietro di Giunta Torrigiani — dal tesoro dell’imperatore d’Oriente Giovanni VI Cantacuzeno.