Artisti vari, Altare d’argento del Battistero
- Autori
- Antonio di Salvi - Betto di Geri - Leonardo di ser Giovanni - Tommaso di Lorenzo Ghiberti - Matteo di Giovanni - Cennini, Bernardo - Michelozzo - Antonio Pollaiolo (Antonio Benci) - Francesco di Giovanni
- Data
- 1367-1483
- Collocazione
- Sala del Tesoro
- Collocazione originaria
- Battistero di San Giovanni, tesoro
- Materia
- Argento, smalti, oro, legno
- Tecnica
- Fusione, laminazione, cesello, sbalzo, incisione, doratura, smaltatura
- Dimensioni
- Altezza: 115,7 cm; Larghezza: 268,4 cm; Profondità: 71,3 cm;
- Schede di catalogo
- Antependio d'altare, detto "Altare d'argento" del Battistero
L’ “Altare d’argento”, in realtà un antependium, è uno dei più importanti capolavori dell’oreficeria toscana. Esso proviene dal tesoro del Battistero, è in argento intorno ad un’anima lignea e smalti traslucidi, e fu realizzato tra il 1367 ed il 1483 da alcuni dei maggiori orafi e artisti toscani del Trecento e del Quattrocento, tra cui Leonardo di Ser Giovanni, Michelozzo, Bernardo Cennini, Antonio del Pollaiolo e il Verrocchio. Si tratta di una struttura mobile che veniva collocata in Battistero (all’altare nel Trecento e sul fonte battesimale, dal Quattrocento poi), in occasione delle feste di San Giovanni Battista (il 24 giugno) e del Battesimo di Cristo (il 13 di gennaio). Sull’Altare venivano esposti i più preziosi oggetti sacri del tesoro del Battistero, quali calici, reliquiari, candelabri e paramenti liturgici e, dal XV secolo, al di sopra veniva montata la grande croce realizzata da Pollaiolo. L’inizio della lavorazione, commissionata dalla Corporazione di Calimala, è testimoniata dall’iscrizione sul basamento che riporta la data 1367. La struttura dell’antependio è ordinata da sei pilastri, entro cui trovano poste figure di profeti e sibille, e da dodici rilievi, raffiguranti altrettanti episodi della vita di san Giovanni Battista, dalla nascita, alla predicazione, all’incontro con Cristo, fino all’incarcerazione e alla morte. Nella grande nicchia centrale trova posto una preziosa statua di Michelozzo raffigurante il santo secondo la tradizionale iconografia di asceta penitente nel deserto: emaciato, con barba e capelli incolti e con indosso la veste di peli di cammello tenuta da una cintura di pelle. San Giovanni tiene in mano la croce, per ricordare il ruolo di precursore del Salvatore, mentre con la mano destra indica il Cristo, la cui figura un tempo campeggiava al di sopra nei mosaici della volta del Battistero.