O flos colende
XVIII edizione
Il ritorno di O flos colende in Cattedrale, all’ inizio della primavera, è un appuntamento entrato a far parte delle esperienze che l’Opera di Santa Maria del Fiore ama condividere con la città. Immediatamente percepibili quelle che emanano dai monumenti e dalle opere d’arte che li ornano, verso i quali da secoli si indirizzano energie e risorse dell’Opera perché siano conservati fascino e bellezza e sia più facile comprendere il messaggio universale di Fede e di Arte che ne è l’anima. E questo appare tanto più attuale oggi, nel pieno di un triennio di investimenti imponenti, finalizzati ad accogliere la Chiesa italiana a Convegno e lo stesso Papa Francesco, presentandosi con monumenti liberati dalla tracce del degrado atmosferico, moderni sistemi multimediali per la comprensione e formazione dei visitatori e, soprattutto, un nuovo più ampio Museo Storico allestito proprio per restituire ai capolavori che vi saranno esposti il senso pieno di una relazione con gli spazi ed i contesti religiosi e civili per i quali erano stati concepiti.
Anche la Musica, come arte ed espressione dei profondi sentimenti dell’uomo, è sempre stata fra le esperienze che, nel corso del tempo, Capitolo ed Opera hanno proposto alla comunità dei credenti come parte di quel generale messaggio di Fede ed Arte che promana dai marmi, dalle pietre, dalle vetrate, dalle architetture del complesso di Santa Maria del Fiore. Lo si evince dalla cura con cui sono stati raccolti e conservati per secoli i Corali che documentano i canti e le musiche che hanno accompagnato la liturgia in Cattedrale e che hanno visto il concorso di compositori divenuti punti di riferimento nella storia dell’evoluzione musicale dell’uomo. Un segno di attenzione che si spiega con la consapevolezza che ascolto e partecipazione al canto costituivano una forma alta di espressione della Fede e contribuivano a rendere vivo quel senso del sacro che si respira nel vedere e nel visitare i monumenti dell’intero complesso, proprio perché traduzione fisica di un sentimento sedimentato e vissuto di ognuno degli artisti che vi si sono accostati e che vi hanno lasciato un segno del proprio io. Tutto questo vuole riproporre O flos colende.
Come dice nella sua presentazione il nostro Vescovo, cardinale Betori, “ C’è nell’esecuzione e nell’ascolto musicale qualcosa che va al di là del semplice godimento estetico, per essere partecipi dell’esperienza di piena umanità redenta dalle sue schiavitù e dai suoi limiti”. Assume allora un particolare significato che il ciclo si apra quest’anno, in vista della Settimana Santa, con “Le sette ultime parole del nostro Redentore in croce” di Franz Joseph Haydn. Un modo concreto per partecipare pienamente di quella esperienza di “umanità redenta” cui il Cardinale ci richiama anche grazie alla musica.
Franco Lucchesi
Presidente dell'Opera di Santa Maria del Fiore