Jacopo Sansovino, San Giacomo Maggiore
- Autore
- Jacopo Sansovino (Jacopo Tatti)
- Data
- 1511-1517
- Collocazione
- Cattedrale di Santa Maria del Fiore
- Collocazione specifica
- Interno, navata centrale, quarta campata, pilastro sinistro, edicola
- Materia
- Marmo bianco
- Tecnica
- Scultura
- Schede di catalogo
- San Giacomo maggiore di Sansovino
Scultura marmorea raffigurante san Giacomo Maggiore, apostolo, opera di Jacopo Sansovino, del 1511-1517.
L’apostolo è raffigurato come un uomo sui trent’anni, con barba corta e capelli lunghi, vestito di tunica e con sandali ai piedi, poggia sulla gamba sinistra e ancheggia avanzando la sinistra, sulla cui coscia appoggia un grosso volume chiuso. Lungo l’altra gamba stringe con la mano corrispondente una porzione del suo bastone di pellegrino. La testa è rivolta verso destra, con sguardo mite e sicuro.
La statua fa parte di una (incompiuta) serie di statue realizzate per la cattedrale fiorentina nel XVI secolo, raffiguranti gli Apostoli, che fu avviata da Michelangelo, con il non-finito San Matteo (ora alla Galleria dell’Accademia di Firenze) e poi condotta da Baccio Bandinelli, Andrea Ferrucci, Benedetto da Rovezzano, Giovanni Bandini e Vincenzo de’ Rossi. I tabernacoli che le accolgono, disegnati dall'Ammannati, furono messi in opera nel 1573. Il ciclo fa parte degli interventi di rinnovamento della Cattedrale promossi nel Cinquecento prima dal governo repubblicano e poi da quello granducale. Il significato di questa serie di grandi apostoli è legato al concetto di chiesa “apostolica” cioè fondata sul mandato di Cristo agli apostoli (Matteo 28, 16-20). In questo senso, il loro essere inserite organicamente nell’architettura - pilastri e pareti - allude simbolicamente alla Chiesa come '”edificio spirituale” di cui i santi apostoli sono membra e “pietre vive” (Prima Lettera di San Pietro, 4-5).
Dai Vangeli apprendiamo che Giacomo era tra i dodici apostoli di Cristo, fratello di Giovanni e che il suo martirio avvenne per volontà di re Erode Agrippa I. Secondo la Legenda Aurea i suoi resti furono portati dai discepoli in Galizia, laddove, sulla sua tomba, sarebbe poi sorto il famoso santuario di Santiago, meta di pellegrinaggio fin dal medioevo: per questo, come attributo, il santo reca il bastone dei pellegrini. Il libro che tiene è invece il Vangelo, che comprende una sua lettera.