Agnolo Gaddi, Vetrata con i santi Michele, Paolo, Stefano, Gregorio, Sebastiano e Lucia
- Autori
- Agnolo Gaddi - Leonardo di Simone
- Data
- 1395
- Collocazione
- Cattedrale di Santa Maria del Fiore
- Collocazione specifica
- Interno, navata sinistra, terza campata, bifora
- Materia
- Vetro, piombo, pigmenti
- Tecnica
- Piombatura, pittura
- Dimensioni
- Altezza: 900 cm; Larghezza: 190 cm;
Vetrata realizzata nel 1395 (sebbene la prima commissione risalisse al 1388) da Leonardo di Simone, maestro vetraio e monaco vallombrosano, su cartone di Agnolo Gaddi, uno dei più importanti pittori del tempo. La vetrata è parte di un gruppo di quattro simili per forma e iconography e iconografia, che ornano le bifore della terza e della quarta campata, nelle navate meridionale e settentrionale. Queste vetrate sono di forma allungata e ogivale, sono spartite orizzontalmente lungo la mezzeria, e ordinate in tre registri orizzontali, per un totale di sei scomparti, all’interno dei quali sono raffigurati altrettanti santi, posti eretti entro edicole a tabernacolo/tempietto. Pur nella differenza dei maestri vetrai che poi le misero in opera, si ammira il genio di Agnolo Gaddi sia nel disegno “accuratissimo e fine” che nell’uso, per la prima volta in una vetrata italiana dei complessi baldacchini (già presenti nelle vetrate nordiche e mutuati dalle coeve pitture nostrane ad affresco).
Nella vetrata si trovano raffigurati, entro una bordatura con gigli dorati e cornici con schiere di angeli Serafini (rossi) e Cherubini (azzurri), dall’alto verso il basso: nell'oculo sulla sommità l'Agnello mistico, ovvero l'emblema dell'Opera di Santa Maria del Fiore; e poi san Michele arcangelo, principe delle armate celesti in armatura con scudo crociata e lancia, che trafigge e calpesta il drago diabolico (come nel racconto dell’Apocalisse); al suo fianco san Paolo, principe della Chiesa, con il Vangelo e la spada del martirio (fu decapitato a Roma); al di sotto c’è santo Stefano, protomartire, in abiti diaconali, con le pèietre della sua lapidazione sul capo, la palma del martirio e il Vangelo in mano (forse per riferimento agli Atti degli apostoli dove è raccontata la sua morte). Alla sua destra c’è san Gregorio Magno, dottore della Chiesa, in abiti vescovili, con mitria e piviale verde, un tomo aperto nella mano sinistra (uno dei suoi testi di teologia?) la destra benedicente. Nel registro inferiore si trovano: san Sebastiano, raffigurato come un cavaliere che impugna nella destra uno dei dardi del suo primo martirio; e accanto a lui una santa non meglio identificata, con il capo velato, un vasetto portafiamma (o un cero) in una mano e la palma del martirio nell’altra (forse Lucia, per via della fiamma/luce, che richiama l’etimologia del nome).