Neri di Bicci, Cenotafio di Luigi Marsili
- Autore
- Neri di Bicci
- Data
- 1439
- Collocazione
- Cattedrale di Santa Maria del Fiore
- Collocazione specifica
- Interno, navata destra, terza campata, parete
- Materia
- Intonaco, pigmenti, tela
- Tecnica
- Pittura ad affresco (trasportato su tela)
- Dimensioni
- Altezza: 387 cm; Larghezza: 298 cm;
Monumento funebre al letterato agostiniano fra’ Luigi Marsili (Firenze 1342 ca. - 1394) affrescato da Bicci di Lorenzo nel 1439 (e riportato su tela nel 1843)
ll dipinto finge un monumento funebre a parete, in pietra grigia, costituito da più elementi sovrapposti: mensoloni, una base con la targa e l’epitaffio, un rilievo con le virtù teologali, il sarcofago e il corpo giacente del defunto. Il Marsili è ritratto immaginando come doveva esser stato esposto in occasione delle celebrazioni funebri e con i tratti fisiognomici riportati da qualche fonte mnemonica: un uomo sbarbato e calvo, verso i sessanta, segnato da rughe, con indosso l’abito dell’ordine agostiniano e un tomo rosso tra le mani incrociate.
Fra’ Luigi Marsili è stato un importante letterato, tra i padri dell’umanesimo italiano (amico di Petrarca) e nel convento fiorentino di Santo Spirito, dove risiedeva, diede vita a un importante polo culturale. Per l’autorità acquisita ricevette numerosi incarichi dalla Signoria, che perciò, alla morte, ne decretò la sepoltura in Cattedrale. Il monumento funebre fu commissionato solo quattro decenni dopo a Neri di Bicci. La commissione di questo monumento dipinto rientra nella volontà della Repubblica di fare dello spazio basilicale della Cattedrale un pantheon delle grandi personalità della storia di Firenze. Neri di Bicci concepì quest’opera riprendendo il cenotafio del vescovo Pietro Corsini (1422), che è pressoché identico e si ammira ancora oggi a pendant. Ma l’idea di un sepolcro a parete costituito da più elementi marmorei sovrapposti, con il ritratto del defunto giacente in apice, riprende una tradizione più ampia di sepolcri monumentali visibili in Cattedrale e in Battistero, come quello del vescovo d’Orso di Tino di Camaino, quello di Giovanni Acuto di Paolo Uccello e quello del cardinale Baldassarre Coscia, di Donatello e Michelozzo.
Particolarmente originali sono alcuni dettagli iconografici. Il profilo della donna potrebbe essere una personificazione della teologia o della filosofia, mentre le tre virtù potrebbero essere: a sinistra, la Fede, che fa un gesto e tiene un oggetto che richiamano il mistero della Trinità; al centro la Carità, con l’arco e le frecce dell’amore; e, a destra, la Speranza, che ha l’uccello, forse un simbolo del suo volare verso la meta celeste.