Paolo Uccello, Monumento equestre di Giovanni Acuto
- Autore
- Paolo Uccello
- Data
- 1436
- Collocazione
- Cattedrale di Santa Maria del Fiore
- Collocazione specifica
- Interno, navata sinistra, terza campata dall'ingresso, a parete, a sinistra
- Materia
- Intonaco, pigmenti, tela di canapa
- Tecnica
- Pittura ad affresco (trasferita su tela)
- Dimensioni
- Altezza: 855 cm ca.; Larghezza: 527 cm ca.;
- Schede di catalogo
- Dipinto Monumento equestre a John Hawkwood, detto "Giovanni Acuto"
Imponente affresco realizzato da Paolo Uccello nel 1436 come monumento al capitano di ventura Sir John Hawkwood, italianizzato in Giovanni Acuto (Sible Hedingham, UK, 1320 circa – Firenze, 14 marzo 1394). Il dipinto fu commissionato a Paolo di Dono (detto “Uccello”) dalla Repubblica di Firenze per celebrare il condottiero anglossassone che aveva guidato vittoriosamente le truppe fiorentine. Alla sua morte il capitano era stato sepolto in Cattedrale con grandi onori, ma solo quarant’anni dopo, quando il suo corpo fu riportato in patria su richiesta di re Riccardo II si decise di eseguire “ad memoriam” questo enorme ritratto equestre. Il pittore immaginò non un ritratto come dal vero, ma piuttosto la rappresentazione in pittura di un sarcofago a parete, sormontato da una statua equestre. L’idea riprendeva il monumento funebre trecentesco di un altro capitano di ventura, Piero Farnese, anch’esso collocato in Cattedrale e anch’esso composto da un sarcofago in marmo dipinto (oggi nel Museo) sormontato da un ritratto equestre in legno (ora perduto). Paolo Uccello dipinse le figure in verdaccio su fondo rosso, chiaroscurandole secondo l’illuminazione reale della navata e seguendo due diversi punti di fuga: una per il sarcofago e una per il cavaliere, così che il cavallo sembra in bilico sull’orlo esterno della cassa. Montato su mensole, tra le quali campeggiano gli stemmi di Hawkwood, il sarcofago è ornato da una targa con l’epigrafe funeraria. Al di sopra, sta il capitano in parata: John Hawkwood conduce con fiera fermezza il cavallo che, riccamente bardato, incede al trotto. Il cavaliere è in armatura, ma indossa un cappello in luogo dell’elmo e tiene la spada rinfoderata e il bastone del comando sollevato. Sappiamo dai documenti che la prima versione del dipinto non fu gradita agli operai che chiesero al pittore di correggerlo. La cornice a grottesche è un’aggiunta posteriore di Lorenzo di Credi (1524). Nel 1842 il dipinto è stato staccato da parete e strasportato su tela. È stato restaurato in epoca moderna tre volte: nel 1954, nel 2000 e nel 2022.