Benedetto da Maiano, Monumento funebre di Giotto
- Autore
- Benedetto da Maiano
- Data
- 1490
- Collocazione
- Cattedrale di Santa Maria del Fiore
- Collocazione specifica
- Interno, navata destra, prima campata, parete, a destra dell'edicola
- Collocazione originaria
- Interno, navata sinistra, prima campata, parete
- Materia
- Marmo bianco, marmo verde di Prato, tessere di pasta vitrea, smalti, oro, pigmenti
- Tecnica
- Scultura, mosaico, incisione, campitura
- Dimensioni
- Altezza: 240 cm ca.; Larghezza: 240 cm ca.;
- Schede di catalogo
- Monumento funebre di Giotto di Bondone
Monumento funebre a Giotto di Bondone (Colle di Vespignano-Vicchio, 1267 circa – Firenze, 8 gennaio 1337), commissionato a Benedetto da Maiano da Lorenzo “il Magnifico” dei Medici nel 1490 con epitaffio composto da Agnolo Poliziano. Il Monumento appartiene a una serie di cenotafi e monumenti funerari presenti nelle pareti laterali della Cattedrale, che testimoniano come tra il XIV e il XVI secolo questo spazio fosse una sorta di Pantheon cittadino. Questa tipologia di monumento funebre, composto da una targa con l’epitaffio e da un busto ritratto del defunto collocato entro un clipeo, fu inaugurato dal Buggiano con il monumento a Brunelleschi, quindi fu ripreso anche in quello per Antonio Squarcialupi e poi, nell’Ottocento,in quelli di Arnolfo di Cambio e di Emilio De Fabris.
Giotto, che fu il massimo artista del suo tempo e che fu per alcuni capomastro dell’Opera del duomo, disegnando e avviando i lavori per il Campanile e fu sepolto nell’antica Santa Reparata nel 1337. La sua tomba non è mai stata trovata, ma questo monumento fu collocato in corrispondenza della sua sepoltura, (nella navata sinistra: la collocazione attuale è anteriore al 1684), al tempo ancora nota. Benedetto da Maiano l’ha ritratto in modo ideale ma con tratti fisionomici del volto molto caratterizzati (la tradizione lo voleva di aspetto brutto e quasi deforme), ma con espressione serena. L’invenzione è molto originale: Giotto è raffigurato nell’atto di comporre una tavoletta a mosaico raffigurante il Volto Santo. Si tratta di un evidente rimando al suo (oggi perduto) mosaico nella facciata del portico dell’antica basilica di San Pietro e quindi una celebrazione della sua grandezza e universalità di artista dotato di fede e d’intelletto. Velatamente, dietro a questo monumento, come agli altri della serie, c’era la volontà di celebrare il primato culturale di Firenze.