Opera magazine
2017-10-23
Come Il Grande Museo del Duomo è diventato un case study
L’Opera del Duomo sta aggiungendo alle proprie prerogative alcune novità e progetti per accrescere l’esperienza di visita dei visitatori. Dal digitale ai contenuti: ecco perché si parla de Il Grande Museo del Duomo sui media.
“Lo scopo di ogni persona: comunicare un'impressione che non si potrà più dimenticare”.
Partendo dalle parole di Marguerite Yourcenar, si potrebbe estendere il pensiero interrogandosi sull’efficacia e le ragioni di una specifica comunicazione. Nel nostro caso, l’evoluzione dei musei, la fruizione del patrimonio artistico-culturale e delle nuove tecnologie, sempre più pervasive nella società contemporanea, risultano aspetti significativi nella mission di un’istituzione culturale.
Negli ultimi mesi, l’Opera di Santa Maria del Fiore sta aggiungendo alle proprie funzioni alcune novità per migliorare e accrescere sempre più l’esperienza di visita dei visitatori. Esperienza di visita che, oggi più che mai, abbraccia varie dinamiche e aspetti tra loro complementari: parti che contribuiscono alla costruzione di un insieme coerente. Tra questi aspetti il digitale ha assunto un peso specifico fondamentale, come testimonia l’ultima evoluzione della app ideata e lanciata dall’Opera all’interno del Campanile di Giotto prima e della Cupola poi: Autography.
L'evoluzione di Autography
Nata come antidoto digitale al persistente fenomeno del vandalismo all’interno dei due monumenti-simbolo di Firenze - graffiti e scritte sui muri - ha sviluppato una propria storia, si potrebbe dire evoluzione: dai primi due tablet installati sul Campanile alle cinque unità attuali, dalle decine di migliaia di scritte lasciate sui muri interni dei monumenti agli attuali 29.000 graffiti digitali via app; dalla “semplice” prevenzione on-site a vero e proprio elemento di arricchimento della visita, con la possibilità - attiva dal 17 ottobre - di poter creare il proprio graffito e spedirlo sotto forma di cartolina cartacea in tutto il mondo.
Un passo ulteriore che dal digitale torna al mondo reale, suscitando ricordi di un’epoca vintage ed affascinante come quella dell’invio di cartoline dai luoghi simbolo dei propri viaggi.
Un’iniziativa che ha portato i principali media, tra gli altri la Repubblica, a scrivere: “Il primo esperimento, adottato un anno e mezzo fa, aveva scommesso sulla realtà virtuale come antidoto al vandalismo. Con l’invito ai visitatori che ogni giorno, a migliaia, salgono sulla Cupola del Brunelleschi e sul Campanile di Giotto, a lasciare una traccia del proprio passaggio con un messaggio digitale, anziché con un graffito sulle pietre dei monumenti. Oggi, la nuova sfida accolta dall’Opera di S. Maria del Fiore va in direzione opposta, ma complementare: tornare dal virtuale al reale, arricchendo l’iniziativa con un contenuto concreto, tangibile.”
La stessa app è stata inoltre protagonista come best practice e analizzata nelle sue caratteristiche nell’ultima edizione del Festival del Giornalismo Culturale, insieme ad altre quattro realtà considerate l’avanguardia museale digitale italiana. Il progetto Autography ha così superato i confini toscani per essere analizzato come case study da applicare al patrimonio artistico-culturale, sia da un punto di vista conservativo che comunicativo.
Il blog e i contenuti
Nel processo di comunicazione che intreccia web, social media e informazioni veicolate da un museo i contenuti rappresentano la linfa vitale di tale dinamica. Come l’ossigeno per la vita sulla Terra, così i contenuti innervano il flusso di notizie quotidiano dei nostri computer e smartphone: il blog aziendale e relativi articoli rivestono un ruolo ormai insostituibile per la completa comunicazione di un’istituzione vicina alle esigenze di un utente: dalle storie che si nascondono dietro luoghi e simboli antichi centinaia di anni ai protagonisti di ogni creazione fino agli eventi, le informazioni utili e tutto quello che c’è da sapere sulla vita di un complesso monumentale tra i più celebri al mondo.
Opera Magazine - il blog dell’Opera del Duomo - è continuamente aggiornato seguendo questa filosofia di dialogo col visitatore, utente o semplice curioso, tenendo in considerazione anche i numerosi turisti stranieri con contenuti ad hoc in lingua inglese.
Per queste ragioni il nostro blog è stato citato tra le best practice, insieme al blog del British Museum di Londra, da esperti del settore come GenerazionediArcheologi, che alla domanda “Perché ogni museo dovrebbe avere un blog?”, risponde qui.
Il concept museale
Infine, la comunicazione di un museo passa anche e soprattutto dal museo stesso.
L’allestimento e il concept degli spazi, intesi come filosofia e missione comunicativa alla base del museo, sono un tratto fondamentale nella corretta comprensione di un patrimonio museale. Il Museo dell’Opera del Duomo, completamente rinnovato nel 2015, nasce proprio su queste fondamenta concettuali.
L’architettura interna, l’illuminazione delle varie sale, la tecnologia digitale applicata lungo il percorso e la disposizione delle opere seguono un concetto di conservazione ed esposizione, ma anche e soprattutto di educazione e racconto per il grande pubblico. Percorrendo il binario della correttezza filologica e del rigore scientifico, come testimoniato - ad esempio - dalla Sala del Paradiso con la rievocazione del “paradiso fiorentino” e la replica 1:1 della facciata trecentesca della Cattedrale.
Una mission che è al centro dell’attenzione di esperti del settore, come la Società degli Archeologi medievisti italiani, che nella rosa dei finalisti del prestigioso Premio Riccardo Francovich 2017 ha inserito il Museo dell’Opera del Duomo come “riconoscimento verso un museo di epoca tardoantica e medievale che rappresenti non solo un luogo di particolare rilievo nell’ambito del patrimonio culturale italiano, ma anche un esempio di efficace presentazione del patrimonio in esso presente sotto il profilo progettuale, museologico e comunicativo-didattico.”