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Capolavori Ritrovati
Inaugurazione
Il recente acquisto da parte dell’Opera di Santa Maria del Fiore di tre capolavori di scultura medievale restituisce al Duomo di Firenze importanti elementi dei suoi arredi plastici di prima generazione, risalenti cioè alla fase costruttiva e decorativa iniziale del grande progetto avviato nel 1296 e destinato a protrarsi fino al Cinquecento e oltre.
Si tratta della figura di un Apostolo di mano di Arnolfo di Cambio, primo architetto e scultore del duomo fiorentino, originariamente parte del gruppo della Dormitio Virginis nel timpano della porta meridionale di facciata. L’opera, alta 118cm e larga alla base 38,5cm, con uno spessore di 21cm, raffigura uno degli apostoli che, secondo la tradizione, sarebbero stati convocati al letto di morte della Vergine; di intenso pathos, è tra le massime espressioni del nuovo interesse umano mutuato dalla spiritualità francescana e sviluppato nella coeva pittura di Giotto. La figura marmorea, rimossa dalla facciata del Duomo nel 1587, quando per volontà del Granduca Francesco I l’incompiuta facciata medievale venne smantellata, e passata dai depositi dell’Opera alla collezione dei marchesi Torrigiani nell’Ottocento, verrà ora reintegrata nel gruppo della Dormitio nella ricostruzione della facciata medievale del nuovo Museo dell’Opera del Duomo. Quasi tutti gli altri elementi del gruppo esposto al museo sono copie, essendo stati alienati in epoca indeterminata gli originali, e così il ritorno dell’Apostolo è particolarmente significativo.
Le altre due sculture acquistate dall’Opera sono un paio di angeli reggidrappo provenienti dal monumento sepolcrale del Vescovo Antonio d’Orso, realizzato intorno al 1321 per la controfacciata del Duomo di Firenze dal maestro senese Tino di Camaino. Queste opere – rilievi di forma triangolare alti rispettivamente 36,5cm e 35cm, e larghi alla base 57,5cm e 56,8cm, decoravano la cimasa del perduto tabernacolo architettonico del monumento, dove le loro forme triangolari s’inserivano simmetricamente nel frontone. Inginocchiati e guardando adoranti verso l’alto, i due angeli hanno in mano i lembi di un drappo (ora perso), che, steso sopra l’effigie seduto del Vescovo, alludeva alla Elevatio animae del prelato: l’innalzamento verso Dio della sua anima dopo morto. Spostato più volte all’interno del Duomo, il monumento, senza il suo tabernacolo architettonico, fu riportato alla posizione originale sulla controfacciata, a sinistra di chi varca la soglia della porta mediana, solo nel primo Novecento. Mancante il loro supporto originale, gli angeli verranno esposti, come le opere di Tino di Camaino per il Battistero fiorentino, al Museo dell’Opera del Duomo.