Opera magazine

09/05/2018
5 capolavori che puoi vedere con il biglietto congiunto tra Museo della Misericordia e Museo dell’Opera del Duomo
Perché usufruire del biglietto congiunto tra Museo dell'Opera del Duomo e Museo della Misericordia: ecco cinque capolavori dell'arte che puoi vedere nei due musei.
Tra le principali novità del 2018 c’è il nuovo biglietto congiunto fra Museo dell’Opera del Duomo e Museo della Misericordia: due istituzioni cittadine, e i loro rinnovati musei, visitabili con un solo biglietto. Due istituzioni profondamente radicate nella storia e nella cultura di Firenze, foriere di uno straordinario patrimonio artistico esibito all’interno dei propri musei, entrambi affacciati su Piazza Duomo. Seguendo la visione unitaria offerta dal nuovo biglietto congiunto, abbiamo pensato di stilare un breve itinerario - dal Trecento al Seicento - in cinque capolavori da non perdere.
‘300: Madonna dagli occhi di vetro
Il primo progetto della nuova Cattedrale di Santa Maria del Fiore fu del grande architetto e scultore Arnolfo di Cambio. La pianta con absidi trilobate, a forma di fiore, rendeva omaggio alla città di "Fiorenza"; Arnolfo e i suoi aiutanti avevano realizzato anche le sculture della facciata, (che celò alla vista per alcuni decenni la Cattedrale più antica, Santa Reparata, ancora in funzione durante i lavori di costruzione della nuova basilica) con un ciclo dedicato a Maria, cui era dedicata la nuova Cattedrale.
Rimosse nel 1587, e oggi in gran parte esposte nel Museo dell'Opera del Duomo, le sculture di Arnolfo per l’antica facciata rendono pienamente conto del percorso artistico del Maestro, aggiornato sulle novità gotiche e impegnato nella definizione di un linguaggio plastico nuovo, di matrice classica, dalla forza essenziale e dall'eleganza sobria, parallelo a quello di Giotto in pittura. Tra queste, spicca la Madonna “dagli occhi di vetro”: creata intorno al 1300-1305, è l’opera-simbolo della lunetta del portale centrale della facciata arnolfiana, oggi collocata nella Sala del Paradiso del Museo dell’Opera del Duomo, di fianco alla ricostruzione 1:1 dell’antica facciata. Il nome comune di questo capolavoro deriva dal dettaglio degli occhi di Maria, che sono modellati in paste vitree, così da farli scintillare alla luce del sole, dando ai fedeli l’impressione che fossero vivi. Di questo capolavoro trecentesco esiste anche una riproduzione fedele all’originale all’interno del Museo, nel percorso TouchAble, che offre al visitatore la possibilità di toccare i volumi e le forme dell’originale marmoreo.
‘400: L’apollineo e il dionisiaco di Luca e Donatello
Il Museo dell’Opera del Duomo, rinnovato e ampliato nel 2015, ha una sala che ne rappresenta concettualmente il cuore: la Sala delle due Cantorie di Donatello e Luca della Robbia, create nella prima metà del XV secolo, per la Cattedrale. Questi capolavori rappresentano il nucleo più antico del Museo, e sono, anzi, le opere intorno a cui è nato e si è sviluppato nelle sue collezioni. Per due secoli e mezzo le Cantorie rimasero in Cattedrale, finché nel 1688, in occasione delle nozze del Gran Principe Ferdinando con Violante Beatrice di Baviera, furono rimosse (mensole escluse) perché giudicate superate, troppo piccole, e non confacenti al gusto barocco. Nel XIX secolo, poi, furono rimosse anche le parti sopravvissute in loco e i due pergami furono sostituiti da i due attuali, su disegno del Baccani.
La sala delle Cantorie.
Dopo un periodo di deposito alla Galleria degli Uffizi prima, e al Bargello, l'Opera del Duomo intraprese una difficile battaglia con le istituzioni competenti per rientrarne in possesso, e quindi provvide a creare un Museo dove conservarle degnamente, rimontate: il Museo aprì al pubblico nel 1891,e tutt’oggi si possono ammirare: due opere straordinarie, diverse nello stile e nell'approccio ai temi affidati. Luca della Robbia, rifacendosi al salmo 150 " Laudate Dominum", rappresenta entro rilievi quadrangolari diversi gruppi di fanciulli che cantano, suonano e danzano con la compostezza e la grazia tipiche del Rinascimento più rigorosamente classico e “apollineo”. Noto come "il più grande classicista del Quattrocento" non si limita all'aspetto compositivo, ma scende nel dettaglio analizzando atteggiamenti e stati d'animo. Ben diversa la Cantoria di Donatello, opera dal forte carattere sperimentale per l’invenzione del disegno: le figure appaiono quasi abbozzate e lanciate in una corsa che le fa apparire dinamiche e vive, mentre al marmo candido di Luca si sostituisce una varietà di materie e tecniche (marmo, oro, mosaico, bronzo), ispirate non solo alla classicità antica, ma anche al mondo bizantino.
In sintesi, possiamo osservare due pensieri diversi sull’arte, due vie complementari di concepire la scultura: l'"apollineo" di Luca e il "dionisiaco" di Donatello. In perpetuo dialogo l’uno con l’altro.
‘500: Il dono del Granduca: Giovanni Antonio Sogliani
Nel 1780 l’Oratorio e la Compagnia della Misericordia furono ristrutturati, anche l’altare cinquecentesco fu sostituito da uno di nuova concezione e sopra vi fu collocata una tavola che al tempo veniva descritta così “della scuola di Andrea del Sarto, rappresenta Maria SS. col figlio in braccio [...] dono fatto alla compagnia, nel giugno del 1782, dalla Pietà di Sua Altezza Reale”. Un dono del Granduca Pietro Leopoldo alla Compagnia: un dipinto che, nel corso dei secoli, è stato spostato più volte, restaurato, perfino considerato disperso dopo il 1812, e spesso identificato con Andrea del Sarto; ma recentemente è certa l’attribuzione al suo allievo: Giovan Antonio Sogliani.
Un’opera affascinante che fotografa un periodo di transizione dell’artista, databile fra il primo periodo influenzato dal maestro Andrea Del Sarto e quello successivo caratterizzato dai viaggi a Pisa e dall’avvicinamento alla maniera raffaellesca, con richiami al Perugino. Oggi è visibile, con tutto il suo fascino cinquecentesco, nella sala 6 del Museo della Misericordia.
‘600: I caravaggisti del Museo della Misericordia
Forse non tutti sanno che all’interno dei nuovi spazi del Museo della Misericordia, nella sala 12, sono esposti due capolavori assoluti, opera di due giganti del caravaggismo internazionale: il Cristo fra i dottori, dell’olandese Dirck van Baburen (Wijk bij Duurstede, 1595 – Utrecht, 21 febbraio 1624), e Il ritorno del figliuol prodigo del grandissimo Valentin de Boulogne (Coulommiers, 3 gennaio 1591 – Roma, 19 agosto 1632). Due straordinari dipinti seicenteschi, ancora poco conosciuti dal grande pubblico rispetto al loro valore, e che rappresentano due significative testimonianze delle tendenze artistiche del primo Seicento che seguivano le orme della lezione “realista” di Caravaggio.
"Il ritorno del figliuol prodigo" di Valentin de Boulogne.
Varie sono le vicissitudini e le storie dei due dipinti, giunti fino a noi grazie alla vendita di un nobile fiorentino, Sebastiano Martini Bernardi, in favore dell’illustre antiquario Eugenio Bruschi, che li fece sottoporre a restauro sul finire dell’Ottocento, per poi essere ereditati, alla morte dell’unica nipote, dalla Compagnia della Misericordia nel 1969. Due capolavori di due pittori originari di Francia e Olanda, giunti fino a Roma, per poi approdare a Firenze, passare di mano in mano nel corso dei secoli e, da pochi decenni, trovare finalmente casa nel Museo della Misericordia.
"Cristo fra i dottori" di Dirck van Baburen.
Due tasselli importantissimi che arricchiscono, in modo inaspettato, il già grandissimo patrimonio artistico conservato nell’area di Piazza del Duomo.
Info
Il biglietto congiunto sarà acquistabile esclusivamente presso le biglietterie dell'Opera di Santa Maria del Fiore.
Il Museo della Misericordia è aperto tutti i giorni della settimana con orario 9-17 fino al 30 giugno; dal 1 luglio ore 9-17 con chiusura il primo martedì di ogni mese. Il Museo dell'Opera del Duomo è aperto tutti i giorni con orario 9-19; chiuso il primo martedì di ogni mese.